
Una serpe bianca e immobile è la strada che conduce alla capitale delle Crete Senesi.
Ai suoi lati solo qualche raro arbusto imbiancato di polvere di stelle e qualche ciuffo d’erba che non ha ancora smesso di essere verde.
Un paesaggio sintetico e assolato nella solitudine dei campanelli di pecore sulla linea dell’orizzonte, che si mescolano delicatamente al verso delle cicale e del vento che porta alle narici il romanticismo di quello che viene chiamato il “Valorizzatore dei rifiuti” (ridondanza di parole per definire un deposito di spazzatura, il terzo realizzato in zona dopo Cornia e Torre a Castello).
In questa vasta immensità il niente e il tutto si mescolano: chi cerca paece interiore e riflessione li trova, in questo mare di dune dove l’acqua salata si è ritirata da migliaia di anni e l’uomo nel frattempo ha compiuto solo un’ostruzione paesaggistica in bilico in uno strapiombo.