Fantasia di Vertine, opera di Emilio Frati

Nella bottega di Emilio Frati (grande restauratore e Maestro del marmo), a due passi dalla Sinagoga, dalla stalla della Contrada della Torre e da Piazza del Campo.
Fra le tante opere composte di marmi dai colori diversi – collocate alle pareti o appoggiate – svetta il profilo di una torre ben conosciuta, posta accanto a una chiesa (anche questa dal profilo noto), disposte su un prato fiorito e un laghetto con paperelle.
Oh Emilio, ma quella torre del quadro di dov’è?” Agitando la mano come per dare una distanza lontana e rimettere in linea i ricordi, una pausa di venti secondi e poi:”E’ là nel Chianti, in un posto bello”.
“Può essere che il posto si chiami Vertine?” Gli occhi di Emilio si fermano a guardare chi ha di fronte, forse sapendo che la sua risposta potrebbe essere un tonfo d’amore.
Ma non risponde, sono i suoi occhi a farlo, si la torre è quella di Vertine e la chiesa messa lì accanto è quella di Spaltenna.
I suoi occhi poi si alzano, fissano per una manciata di secondi una sua opera affissa sulla parete opposta – in alto – avverte l’amore al luogo e pensa al suo amore.
A quell’uomo solo, chino con le mani sulle ginocchia davanti al camino, che piange la moglie perduta e i tanti giorni felici trascorsi insieme.
La bottega è un continuo passaggio di persone, quel momento di tristezza a quel punto diventa fulmineo come un temporale estivo spazzato dal vento, la tristezza rimane, ma si ricompone.

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