
Una pietra che geme ruggine per un foro di proiettile tedesco tirato nel muro soprastante la vecchia strada comunale che portava a Vertine.
Nei giorni dell’occupazione nazista del paese, dove i militari tedeschi, sopraffatti dalla noia erano usi svuotare fiaschi e caricatori delle proprie armi su cipressi isolati o semplici muri.
Poi diventarono cattivi: chiusero gli abitanti nelle cantine con la minaccia di dar loro fuoco o farli saltare con le bombe a mano, tremore per l’imminente arrivo dei liberatori alleati.
Che infatti arrivarono (erano neo zelandesi) con i loro carri armati, quando di tedeschi in paese non ce ne era più traccia.
Dalla collina di fronte partì un feroce bombardamento su Vertine: cinque morti, quindici feriti, un dramma nel giorno che doveva essere il più bello, era il 17 luglio del 1944.
Più o meno in quel posto dove perirono quelle persone, non c’è una targa, ma una piscina fra una torre e una chiesa dell’anno Mille. Anno più, anno meno.