Castelnuovo Berardenga Scalo

Si era sotto il Granducato di Toscana, quando il 20 maggio del 1854, iniziarono i lavori della linea ferroviaria tra Siena e Sinalunga, che venne inaugurata nel settembre del 1859.
Lungo il suo percorso pianeggiante con ai lati la meraviglia del paesaggio della campagna senese, sorsero alcune piccole stazioni che servivano le varie località toccate dal treno.
Alcune poco distanti dai paesi, altre, come nel caso di Castelnuovo Berardenga, distanti vari chilometri, coperti da carrozze trainate da cavalli che facevano la spola con lo scalo ferroviario.
Una notevole comodità per chi doveva spostarsi o per chi voleva vedere altre parti di mondo, mentre per i mezzadri dei poderi, poco cambiava rispetto al passato.
Castelnuovo Berardenga Scalo nasce appunto lungo il percorso della Ferrovia Centrale Toscana e la stazione, per poche decine di metri, è posta nel comune di Asciano.
La particolarità di questo luogo infatti è l’essere diviso fra due comuni, dove i residenti sono in parte nell’uno, in parte nell’altro, come in un famoso film con Totò e Fernandel.
La strada per arrivarci non è delle migliori, per i fitti avvallamenti che presenta, da qualunque direzione si arrivi.
All’altezza della pista da kart, il valico su un canale di scolo è più basso della carreggiata e sovente, quando piove con più insistenza, le acque lo travolgono e la strada viene chiusa.
Nel momento in cui furono raddoppiate le corsie della Siena – Bettolle, lo Scalo venne tagliato fuori dall’immissione diretta in questa importante via di comunicazione.
Nel 2016, iniziarono i lavori di carotaggio per saggiare il terreno e dare il via alla costruzione del cavalcavia che avrebbe permesso agli abitanti di Castelnuovo Scalo di immettersi nella super strada.

A distanza di cinque anni, i piloni eretti di cemento armato, affiorano laconici dal terreno, nel mentre che la natura lentamente li avvolge e si riappropria del proprio spazio.
Il paese non ha sfondo: la strada improvvisamente si interrompe all’altezza della stazione, con di fronte l’ingresso del grande gigante industriale di una fornace a mattoni.
Poco distante, nel podere Le Cortine, la casa natale di Domenico Beccafumi, il grande impianto di compostaggio delle Cortine, vertice alto del triangolo del rifiuto, con le vecchie discariche di Torre a Castello (Asciano) e Cornia (Castelnuovo Berardenga).
Il profumo che spesso avvolge il paese diviso fra due comuni non è dei più piacevoli.

Chiuso da anni il vecchio alimentari/ristorante, resiste il Circolo con le sue ampie sale, come resiste il piccolo campo sportivo e la chiesa fatta di foratoni, dove si curano le anime del via vai di persone, con una popolazione in perpetuo cambiamento.
La pista da kart, sorge presso la vecchia casa del casellante: il custode che apriva e chiudeva il passaggio a livello e, come detto, a poca distanza dalla strada che, quando piove si blocca.
Il rumore, di questi veicoli con il motore a due tempi, è monotono e assordante, pare anche che, la pista venga ingrandita, per salire nella gerarchia dei circuiti del genere.
La fornace lavorava a ciclo continuo, attraendo, di giorno come di notte, la presenza e il passaggio di grossi camion, come le strade dissestate dimostrano.

Il treno, motivo costitutivo della piccola frazione, passa ancora, ma raramente, non ci sono più neanche le carrozze a cavalli, che, all’inaugurazione trasferivano i viaggiatori al capoluogo.

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