
I residenti di questo squillante e resistente borgo della Berardenga, si lamentano da tempo del fatto che ci sono edifici pericolanti, (la cui vista è stata recenetmente coperta con dei cannicci) arredi urbani deteriorati, la chiesa, nella quale (dal tetto e dalle gronde) si infiltrano pericolosi rivoli di acqua piovana.
Uscendo dal paese, in direzione ignota come da cartello, si va verso il vuoto, il niente, l’infinito di Leopardi, il San Martino di Ungaretti o il Chiticaca di Orbetello.
Cartello stinto, illeggibile, con le indicazioni dei borghi successivi di uno splendido azzurro turchese e con la Villa a Sesta (un tempo barrata di rosso) ridotta a un pallido rosato di idee e sentimenti languidi come pirandelliani violini d’autunno in cerca d’autore.
A stare al cartello, dopo la Villa a Sesta c’è il blu dipinto di blu 🙂
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