La nonna, da buona massaia, non faceva mai entrare nessuno in cucina e non permetteva mai di mettere mano ai tegami e alle pietanze che ogni giorno proponeva nell’osteria.
I tanti clienti che si sedevano ai tavoli di fornte al grande camino, per tanti anni hanno assaporato il piacere della cucina classica fatta come si faceva nelle case e se ne è perso l’uso e la sapienza per gusti strabici e stellati, ma quanto sono buone le cose semplici fatte come devono essere fatte.
All’osteria ora c’è la figlia e il risultato, al netto del gran vuoto, non cambia: la pasta fatta in casa, i sughi in bianco sfumati al Brunello, i fegatelli, gli arrosti da brivido.
E in disparte, in un tavolo di sala, la nipote, diciottenne all’impasto, uno sguardo dolce e timido davanti allo scatto, ma decisa nel massaggio, nella stesa, nel taglio dei crogetti, dei galani, delle frappe, delle chiacchiere, delle bugie, dei cenci, per capirsi.