Nel Chianti, come in Toscana la cacciagione è pressochè introvabile, mentre per avere un’idea dell’entità della presenza e dei danni alle colture di questi simpatici animali, basta fare un giro per le campagne per rendersi conto di quanto massiccia sia la loro presenza.
Nella ristorazione, nelle mense, nei negozi di alimentari, è pressochè nulla la disponibilità di cacciagione nelle sue varie derivazioni e trasformazioni, a meno che la materia prima non giunga dall’estero a prezzi pressochè impossibili e inarrivabili.
Si inserisce fra la mole di belve assedianti dei campi e la richiesta di prodotti di assoluta qualità, tracciabile e certificata dell’origine da essere consumata sotto l’attenta e vigile lente di ingrandimento del controllo sanitario, l’idea di un giovane e intraprendente chiantigiano che risponde al nome di Raffaele Dominati.
Prodotti derivati dalla caccia di selezione di cervidi, daini, cinghiali che vengono lavorati e trasformati in carne per la ristorazione o le famiglie e insaccati la cui bontà e sicurezza è certificata oltre che dalle autorità competenti, anche dalla pregevolezza dei prodotti finiti.
L’allevamento intensivo in spazi ristretti con mangimi, non equivale sicuramente alla gioia di animali che vivono nei boschi, si cibano di germogli,viti e olivi e rifiniscono il proprio essere affinandosi con ricchi pranzi di uva.
La qualità della materia prima e la raffinatezza dei prodotti trasformati di Chianti Wild sono un altro bel fiore all’occhiello del Chianti e della Toscana.
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