Chiunque è stato bambino fra Siena e dintorni, vanta sicuramente qualche ricordo o qualche ora passata a guardare i cigni del laghetto dei giardini della Lizza.
Anche adesso, che il mondo pare stravolto, schizza più veloce e l’elettronica ha stravolto i rapporti umani e il modo di comunicare, ci sono tante mamme che, forse memore di essere state portate a loro tempo ai giardini, portano i piccoli a vedere il cigno nero e il cigno bianco al laghetto della Lizza.
Zona centrale di Siena, dove il monumento a Giuseppe Garibaldi è ridotto a birreria con conseguente deposito di bottiglie vuote e dove, poco più avanti, al laghetto dei cigni, regna l’incuria e la sporcizia di foglie di leccio che cascano nell’acqua e in terra e non vengono mai tolte, guano mai spazzato, sedili pieni di terra, di foglie, di quell’incuria e con quell’indolenza che hanno i cittadini nel non prendere posizione, e gli amministratori nel fare finta di niente, badando solo alla “buona” comunicazione.
Con l’amore e la cura del bene pubblico che va a farsi benedire.
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