
Per sette anni di seguito un vecchio arnese sovversivo è entrato nelle case la notte di capodanno, non dal camino come la befana, ma dalla televisione dai colori ancora pallidini in una conversazione pacata e schietta delle cose belle, ma anche delle tante cose brutte in cui affogava il nostro paese ai tempi di Pertini.
C’erano il terrorismo e la criminalità che da ali estreme e forse anche convergenti stremavano speranze e sogni di intere generazioni.
Elettrico e irascibile, ma con la calma di chi ha maturato e affinato il modo e il tempo di accendere la pipa nei quindici anni di galera e di confino patiti e con poche, secche, scarne parole prive di fronzoli, riportava in terra il palazzo più in alto al livello dei problemi della gente.
E se ai tempi di Pertini, come ora, c’era un’indegna corruzione, questo grande omino piccino che non aveva mai aspirato a cariche e riconoscimenti, ammetteva di aver fatto sempre il proprio dovere, con le mani pulite.