
Tre sere di ragionate seduti davanti al camino a sgranocchiare castagne di Vicchio e novello della Val di Sieve non m’hanno portato ancora a essè convinto della bontà della riforma costituzionale voluta e scritta dalla mi socera.
Pare difficile che anche un sindaco di un paese piccino riesca a trovare il tempo di poter andare a Roma insieme ai consiglieri regionali per fare opera di senatori.
Tante cose insieme un vengono bene, me lo diceva sempre la mi socera quando volevo fare il Presidente del Consiglio e il direttore del PD, sono incarichi pesanti che non ti lasciano il tempo di respirare e di fanne altre.
I sindaci dei paesini e della città c’hanno sempre mille cose da fare, quando ero io il sindaco di Firenze tutto gliera più facile datosi che in ufficio c’era la mi socera e le decisioni le pigliava lei. Io riuscivo a malapena a andà a qualche apertura di ristorante o in qualche gelateria nova d’estate sui lungarni per far pigliare una poca d’aria ai ragazzi.
I consiglieri regionali invece hanno più tempo di fare altro: chi va in canoa, chi fa la pesca sportiva, chi recita a teatro, chi va alle battute di caccia al cinghiale nel Chianti, che li queste bestie ci stanno a pancali, chi allena i portieri della Fiorentina.
So sempre indeciso su come votare, ci sta che oggi piglio un panino con il lampredotto e sto tutto il giorno agli Uffizi, stando attento a non sbrodolare con l’unto del foglio qualche opera del Botticelli che voglio toccare con mano.