La storia inizia con una nonna che si chiama Armida e conduce un’osteria senza nome offrendo ottima benzina per il motore dei clienti: pane con le acciughe, la trippa, i fegatelli, cacio e prosciutto.
Segue il figlio Giorgio (cultore di olivi) che con l’aiuto della moglie, la signora Mariella, dal 1985 hanno trasformato la vecchia osteria di Armida in un albergo ristorante di atmosfera familiare dove il romanticismo dei piatti e dell’ambiente viene rinvigorito di gustosa, semplice inventiva.
La zuppa di cipolle al forno ne è una colta espressione, citata nel libro “Appetiti Estremi” di Stefania Pianigiani e Sabrina Somigli, dove è fedelmente riportata la ricetta della signora Mariella.
Per 4 persone tre cipolle tagliate sottili, un etto di burro, 4 cucchiai di olio vero, groviera a fettine, parmigiano grattatugiato, un litro acqua, mezzo cucchiaio di farina, pane raffermo tagliato a fette sottili.
Tegame: burro, olio e cipolle, prima che la cipolla diventi bionda mettere l’acqua e il sale a occhio. Mezzo bicchiere d’acqua con la farina per dar sodo al brodo. Mezz’ora di fuoco.
Teglia da forno: brodo nel fondo e fettine di pane, parmigiano e groviera a tre strati con la medesima procedura. In forno per venti minuti.
Fra i tavoli del ristorante K2 di Abbadia San Salvatore, non a ridosso dell’Himalaya, nel fine settimana, spesso danno una mano ai genitori altre due delizie: una mora e una bionda.









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