Un’ottima annata con il rischio concreto che sia devastata dalla voracità dei cinghiali che compromettono quantità e qualità dell’uva e conseguentemente del vino.
E’ questo il senso delle parole che Alessandro Gallo, direttore ed enologo del Castello di Albola a Radda in Chianti, rilascia a Giovanni Pellicci, giornalista de La Nazione.
“Siamo letteralmente invasi da un numero sempre più alto di ungulati, specie di cinghiali.
Ormai la nostra è una guerra impari, perchè da un lato gli ungulati proliferano e noi siamo ostaggi di burocrazia e normative che ci impediscono di agire in modo efficace per contrastare un fenomeno sempre più pericoloso anche per le vite umane.
I danni che contiamo in questo periodo sono il risultato di anni di errori e di una procedura troppo macchinosa: la prevenzione che doveva essere fatta in inverno è stata rallentata da mancati accordi operativi. Per questo oggi ci troviamo sotto assedio.
Per le aziende del comparto vino e non solo, si tratta di un danno economico importante.
Nel nostro caso, avendo una tenuta molto grande, che si estende per oltre 400 ettari, è impossibile tenere sotto controllo la situazione.
Abbiamo fatto segnalazioni di ogni tipo alla provincia, con pazienza abbiamo avuto la notifica dei danni subiti, ma poi i permessi per cacciare sono troppo lenti: nel nostro caso abbiamo centinaia di quintali di uva danneggiata.
L’impatto sul raccolto finale sarà sicuramente in doppia cifra, senza dimenticare che, in caso di pioggia, l’uva danneggiata dai cinghiali è più soggetta ad attacchi di marciume.”
Fonte: La Nazione Siena del 28 agosto 2015








