Fra la pioggia che ha rimandato di un giorno lo svolgimento della Carriera e le nove contrade con la nemica in piazza, spunta la Selva, la decima incomoda, che senza avere avversari, punta decisa, appena uscita dai canapi in una corsa senza rivali, verso la conquista del Palio dipinto da Elisabetta Rogai (il sedicesimo dal dopo guerra) vincendo con il cavallo Polosky e il fantino Giovanni Atzeni detto Tittia, al suo quinto Palio.
Sarà ricordato come il Palio rimandato e quello in cui babbo e figliolo sono a cavallo insieme, ovvero Luigi Bruschelli, Trecciolino per l’Istrice, Enrico Bruschelli, Bellocchio, a difendere i colori della contrada dell’Oca, uscita fortemente ridimensionata da questa annata paliesca.
Divergenze d’opinione fra Torre e Onda e Nicchio e Montone, mentre il popolo festante della Selva si prende il Palio e lentamente si avvicina al duomo per il ringraziamento all’Assunta.
E poi gioia, brindisi, la campanina di contrada che suonerà per tutta la notte, mentre i più piccini provano a suonare i tamburi dei grandi oppure cavalcano il rinoceronte di pietra si trova nei giardini della Selva.



















































L’animo fiero del cavallo
spasima invano nell’ultimo scarto,
lo splendore di una gloria inebriante.
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