La sciamatura delle api

Due passi al tramonto per distendere la stanchezza e i pensieri sulle cose fatte e da fare, non possono dare l’allucinazione di una spalla di maiale attaccata ad un ulivo, nonostante a quell’altezza di sole, il bigio della fame fa diventare le papille erotiche.

E infatti non di allucinazione si tratta ma di uno sciame di api che si è separato con la nascita di una nuova regina dalla casa madre posizionata di fronte e prontamente recuperato per dar vita ad un altro condominio illuminato di impollinazione e di miele.

Carità unge e peccato punge.

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0 Responses to La sciamatura delle api

  1. Avatar di silvana silvana ha detto:

    Ne ho solo sentito parlare; mi pare un miracolo della natura. ma come fa uno a ficcarle in un’arnia? Mica si possono sospingere, o sì?
    (prima di darmi della stupida: è chiaro che “sospingere” va inteso in senso figurato)

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  2. Avatar di Daniela Daniela ha detto:

    E’ commovente come riesci a trasmettere sentimento e passione scrivendo e fotografando la naturalità di queste cose che solo in pochi, peraltro, hanno il privilegio di poter vedere.

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  3. Secondo me non è un caso che sono finite nell’Oliveta di Vertine, ci hanno sentito profumo di “buono” queste api…Profumo di miele di rapi bianchi che ne verrà fuori in maggior quantità quest’anno 😉

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  4. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    E’ più facile di quel che si pensi prendere le api dal posto dove sono sciamate.
    Le api si costituscono intorno la loro nuova regina e li stanno in attesa di sciamare in altra località il giorno appresso, quindi per non farle volar via bisogna stare attenti e osservare attentamente i movimenti che fanno.
    Una volta visto dove si sono appollaiate basta un pettine fitto e leggero in modo che non faccia male alle api e far cascare il gruppo con la regina in una scatola, in questo caso di polistirolo, per poi andare a rovesciare dentro un’arnia il nuovo gruppo.
    Immediatamente, se dentro si faranno trovare dei telaini predisposti cominceranno a prendere le misure e a depositare il poline del giorno.
    La mattina segunete le bottinatrici andranno in giro a cercare fra i fiori e a portare a casa il loro pregiato lavoro.
    E’ affascinante tutto questo, è affascinante averle e preservare la loro erba e i loro fiori per farle stare bene.

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  5. Avatar di silvana silvana ha detto:

    Sì, una bellezza, un dono naturale e benefico.

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  6. Avatar di Liz Liz ha detto:

    Finalmente l’Ue ha messo al bando i pesticidi reponsabili della moria delle api. Certo l’allegria in casa del povero non dura molto… è solo per due anni poi dovrà essere riconfermata… roba da matti!!!

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  7. Avatar di riccardo riccardo ha detto:

    confermo, è più facile del previsto. per prenderle basta dare un colpo secco al ramo su cui si sono posate tenendo un secchio sotto lo sciame. le api cadono dentro e di solito ci cade anche la regina che si trova al centro della palla di api. a quel punto il gioco è fatto, non serve neanche un coperchio perché la quasi totalità delle api resterà in compagnia della regina e si potrà travasare facilmente in una nuova arnia. andate coperti bene perché sono a agguerrite e la prima volta che l’ho fatto mi sono beccato 7 punture sul collo del piede avendo avuto la sciagurata idea di rimboccare i pantaloni dentro i calzini per impedire che potessero risalire alle gambe. la protezione di un calzino è insufficiente. bisogna poi mantenere la calma perché sentir ronzare tutte quelle api può impressionare e far cadere nel panico, quindi sconsiglio di provarci a chi pensa di poter andare incontro a questo tipo di problema.
    avevo 7 arnie che mio nonno aveva messo vicino casa e vederle sciamare era piuttosto facile anche se noi non abitavamo in quella casa ma la frequentavamo solo nei giorni festivi. nessuno mai se ne occupava se non una volta l’anno a settembre per la raccolta del miele. sicuramente ci sono state una cinquantina di anni. poi verso la fine degli anni 90, nel giro di 2 anni sono morte tutte e allevarle è diventato complicato perché oramai se non le medichi spesso muoiono. le vecchie arnie andavano bruciate e rimesse nuove e il fatto che il processo non fosse più’ naturale come un tempo non ci spinse a rimetterle.
    qualcuno e a conoscenza se le cose sono cambiate di nuovo o se i trattamenti da fare sono ancora indispensabili?

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  8. Avatar di filippo filippo ha detto:

    Commovente e’ il quarto libro delle georgiche, interamente dedicato all’allevamento delle api (addirittura c’e’ un pezzo che insegna persino a produrne, qualora si rimanesse senza), inclusa la procedura in caso di sciamatura, una specie di domatura a suon di rintocchi di campana.. il tutto in esametri!
    L’amico pecchiaio ha usato una specie di spatola fatta con delle penne (mi pare di fagiano ma potrei sbagliare) per “pettinare” le api via dalla fronda di olivo dove si erano attaccate.

    Mi sbagliero’, sicuramente esisteranno correlazioni dimostrate fra i gli ex-nuovi nicotinoidi finalmente banditi e la moria di api di qualche anno fa… pero’ io sospetto che imputabile sia anche una certa cialtroneria diffusa in agricoltura accoppiata con la moda relativamente recente dell’inerbimento dei vigneti. Tutte le persone ragionevoli e intellettualmente oneste sanno che trattamenti antiparassitari assolutamente non si fanno su vegetali in fioritura, meno che mai su un prato fiorito. In caso si debba fare un trattamento (qualsiasi trattamento) su (poniamo) un frutteto che abbia sotto di se’ un bel prato in fioritura, e nel caso non si possa aspettare la sfioritura, si deve (si deve!) prima sfalciare il prato. Solo dopo si puo’ procedere col trattamento. Il motivo e’ evidente: proteggere le api e gli altri insetti pronubi dall’irrorazione di sostanze per loro tossiche.
    Ora, nonostante a sostegno della pratica di inerbimento dell’interfilare delle vigne si sia teorizzato il poco e l’assai in termini di equilibrio vegeto-produttivo, di competizione fra specie, di stress idrico, di frescura, pacciamatura, tessitura, eccetera, va detto pero’ che nella pratica reale l’inerbimento e’ stato cosi’ tanto praticato ultimamente in quanto permette di…. risparmiare. Sulla manodopera, sostanzialmente. Va da se’ che chi lascia inerbito proprio con la motivazione di risparmiare sulle lavorazioni (e non sono i meno), non ha senso che vada poi a spendere sullo sfalcio (da ripetersi almeno un’altra volta, come minimo). E i trattamenti, quelli, sono l’ultima cosa su cui si risparmia (e volendo invece sarebbero proprio la prima e la maggiore su cui poter risparmiare, ma questo e’ un altro discorso). Ne consegue che, se ci si fa caso, in tarda primavera e’ possibile ammirare non pochi trattamenti dati a vigne dall’interfilare inerbito… e fiorito!
    Domanda: in questi anni la popolazione delle api avra’ goduto di questo andazzo, con o senza nicotinoidi?

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  9. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Riccardo, prima di mettere quelle due cassette (che ora sono tre) parlai con una dottoressa in gambissima che si occupa del settore api dell’usl di Siena che mi dette una serie di dritte e una serie di opuscoli che dopo una rapida occhiata misi da parte (anzi li ho persi proprio) perchè mi mettevano timore e soggezione sul da farsi.
    Queste api stanno in un posto dove non ci sono vigneti se non in lontananza, hanno acqua corrente a dieci metri, hanno un prato di due ettari e rotti unito al bosco su cui ronzare liberamente.
    Fanno la loro vita serena. D’inverno viene levato il piano superiore per permettere loro di non disperdere il calore e viene guardato se hanno il miele che gli serve per nutrirsi……… altro non c’è.

    E sui trattamenti fatti sopra i prati in fiore, non posso che essere d’accordo con Filippo.
    Più cialtronesco che biologico.

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  10. Avatar di Sconosciuto tar ha detto:

    che meraviglia di posto, vi invidio

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  13. Avatar di rosalba rosalba ha detto:

    se uno sciame sta dentro un comignolo di una stalla ristrutturata come si fa per recuperarlo ? un amico apicoltore potrebbe aiutarmi, vorrei conoscere una tua tecnica

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  14. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Buonasera Rosalba,

    la tecnica è una e sempre la stessa, ovvero recuperare la regina all’interno di un contenitore per poterla poi mettere in un’alveare vero e proprio.
    Se non c’è spazio per “pettinare” le api e recuperare la regina è davvero difficile poter togliere lo sciame dalla canna fumaria.
    Se invece lo sciame è accessibile serve una scatola con qualche telaino dentro, una spazzola soffice per recuperare le api e poi lasciare la medesima nel posto per recuperare le operaie in giro che prima di notte entreranno e si poseranno all’esterno e poi prima che faccia giorno andranno messi nella cassetta definitiva…
    In ogni caso mi farebbe piacere sapere come hai risolto questo problema..

    http://andreapagliantini.simplicissimus.it/2014/05/28/uno-sciame-di-api-nella-finestra-le-larve-i-propoli-le-uova-lape-maschio-e-la-cera/

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  15. Avatar di Rosalba Rosalba ha detto:

    grazie della risposta, ti farò sapere come andrà a finire. Ciao!

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  16. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Si, grazie, sono curiosissimo di sapere come risolverai questo problema….. l’esperienze altrui fanno sempre scuola.

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