Impostare le viti a cordone speronato

Non è difficile realizzare questo tipo di allevamento della vite: servono solo pazienza e tempi giusti.
La vite piantata al primo anno andrà a produrre diversi rametti che al momento della prima potatura dovranno essere tagliati, avendo cura di lasciare un solo razzolino a due gemme badando che sia il più dritto e vigoroso.
Al secondo anno dei due tralci venuti fuori dalle due gemme andrà lasciato sempre il più dritto e vigoroso tagliato a circa 50 cm da terra, il che comporta avere 5/6 gemme produttive per l’anno successivo che in estate andranno a formare un ventaglio che  produrrà anche qualche ciocca d’uva di infima qualità.

Al terzo anno il tronco avrà una dimensione maggiore rispetto alla parte da distendere sul filo e sarà questo il momento in cui andrà scelto un tralcio lungo da fissare sul palo di sostegno e sul filo lasciandolo nella sua lunghezza.
Una volta assicurato il tronco sul palo di sostegno e il cordone sul filo si taglierà la vite alla distanza che  serve per non ostacolare la prossima vite in base al sesto d’impianto del vigneto che era stato precedentemente deciso.
A questo punto, intorno al mese di maggio si procede ad un’operazione importante e delicata quale è l’accecatura degli occhi, ovvero la soppressione di tutte quelle gemme che stanno sul tronco e nella parte sottostante il cordone lasciando, come ovvio che sia, le gemme nella parte superiore che saranno da qui innanzi i tralci produttivi della vite.
Ogni anno, alla potatura, si cercherà di rinnovare la pianta nel razzolo produttivo, fermo restando che questo è si un sistema rapido, veloce ed economico di allevamento, ma rinnovare la vite ogni anno nell’apparato produttivo (guyot, meglio ancora detto a capo e razzolo), oltre ad uno sforzo minore della pianta, comporta una vita più lunga, e a modesto parere dello scribano, un livello qualitativo maggiore del vino e di adattamento e resitenza alle malattie in vigneti ad alta densità.
Poi siccome il mondo è bello perchè vario, ognuno è giusto faccia come gli torna meglio o gli garba di più.

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24 Responses to Impostare le viti a cordone speronato

  1. Avatar di sara senza acca sara senza acca ha detto:

    Andrea, un caro saluto.
    Non ci vediamo/sentiamo da secoli e mi sento in imbarazzo a chiederti qualche consiglio su alcune viti da potare di cui ora non se ne capisce la forma dopo che ci hanno operato “dei grandi artisti”…… posso sciverti alla mail hai nel blog?
    Grazie 🙂

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  2. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Devi sapere, senza acca, che parlare di vino, viti e loro allevamento sopra un blog, mica vuole dire che l’autore ne capisce qualche cosa nella pratica reale!!!
    Idem se parlassi di storia dell’arte o di architettura sopra un blog.
    Usa la mia mail….. vediamo che si può fare sul lato teorico…..

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  3. Avatar di silvana silvana ha detto:

    Insomma senza acca non ci capisce un’acca?
    Sentir parlare così delle viti fa venire in mente dei bimbi a cui si insegna a camminare con una buona postura…

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  4. Avatar di Rossano Rossano ha detto:

    Buonasera sono Patrizio da Cortina… e vorrei sapere chi vi ha insegnato a potare le viti in questo modo. Trattasi di uno scempio bello e buono e anche se avete fortuna dovreste venire da noi in montagna a imparare come si potano le viti!

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  5. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Patrizo da Cortina, ti invidio molto per la qualità dell’olio di oliva si produce costassù in codeste vette!!!
    Per le viti non so’ se hai visto in giro, ma fanno sfraceli i preparatori d’uva: due geniali antanisti!

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  6. Avatar di Michele Braganti Michele Braganti ha detto:

    esatto geniali….a vendere ma nella realta’ due buffoni griffati e modaioli,capello bianco al vento occhialino giusto camicina a quadri intonata e farfallino…ma vaiavaiavaia…….io prima di affidare una sola vite a questi due….la caverei e festa finita….c’e’ tanta,tantissima esperienza per le contrade dei paesi chiantigiani riguardo alla vite e l’ulivo….ma e’ meno…zero ascoltata! perche’ chi parla gratuitamente e’ gente anziana,con le rughe sul viso e sulle mani, meno fascion,gente che il capo e razzolo o cappuccio toscano lo ha sempre fatto adesso se non lo chiami guio’..non sei figo…io sti cialtroni,se si presentassero in chianti li rispedirei su a milano!

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  7. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    C’è una categoria di personaggi che bazzicano intorno al vino nei settori più vari che sembrano fatti con il medesimo stampo.
    Tutti uguali, antanisti, viscidi, che ci stanno più per moda che per passione, che non mancano evento, che sembrano in divisa, che parlano tutti allo stesso modo: come dici te Michele, di gente vera che si occupa e sta dietro al vino ce nè sempre meno.
    Certi scion-scion, zaccaria, fanno venire la voglia di bere solo acqua.

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  8. Avatar di Rossano Rossano ha detto:

    Ieri ho avuto la possibilità di conoscere Martino di Montevertine e la sua meravigliosa azienda… voi la conoscete anche fin troppo bene… io la conoscevo e conosco/apprezzo il suo prodotto… Martino ha avuto un gran piacere nel sapere i miei “rapporti” con voi…
    Ieri è stata una gran bella giornata di vino e persone… e le cose che hanno “denunciato” Michele ed Andrea le ho sentite pari pari ieri uscire dalla bocca di Martino… sarà un caso? Credo proprio di no. Mi ha anche raccontato di un progetto che è nato da poco con i produttori di vino che hanno veramente a cuore il Chianti! Bellissimo!

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  9. Avatar di filippo cintolesi filippo cintolesi ha detto:

    Su questa cosa della differenza fra i diversi modi di allevare la vite, vorrei fare poche modeste osservazioni. Premesso che a giudizio degli esperti sembrerebbe il cordone essere a favore di qualita’ migliore, per un fatto di minore produttivita’, e infatti l’evoluzione degli ultimi vent’anni vede un passaggio dal capo e razzolo al cordone, non viceversa, io personalmente credo che una cosa sia il comportamento di una vite, o se per questo anche di diecimila viti, e un’altra cosa il comportamento di un vigneto, quindi penso che le cose vadano messe in contesto e che le tendenze sono appunto tendenze e dipendono da tanti fattori (densita’ di ceppi per ettaro, terreno eccetera).
    La cosa che mi interessa di piu’ e’ invece questa cosa della supposta differenza dovuta al diverso modo di potare/rinnovare. Ci ho pensato e ripensato piu’ volte ma io non riesco a vedere una differenza sostanziale rispetto allo schema solito proprio di una pianta che fruttifica su tralci dell’anno cresciuti da occhi che stanno su capi o su razzoli al loro secondo anno. Mi pare che sia il cordone permanente, sia il capo e razzolo, sia l’alberello, vuoi con razzoli a due occhi, vuoi a un occhio soltanto, non presentino differenze nel rinnovo e nella vegetazione che causano (a parita’ di occhi, ovviamente). L’unica differenza che noto e’ che nel capo e razzolo il taglio cosiddetto del passato, il primo che si fa, quello con cui si stralcia il capo vecchio, avviene su legno al terzo anno (sull’avanzo di razzolo di due anni prima). Ma leva di mezzo comunque un capo al secondo anno pieno di tralci dell’anno. Nel cordone speronato si taglia sui razzoli al secondo anno levando di mezzo i tralci nati dagli occhi superiori e razzolando a due occhi i tralci nati dagli occhi inferiori. Non cambia granche’ mi pare. La cosa che cambia profondamente riguarda ovviamente la fertilita’ delle gemme basali. Il capo e razzolo si presta a una potatura media o lunga, il cordone no (eventuali basdrogature a parte).
    Stesso discorso circa la differenza (secondo me supposta ma non reale) fra razzoli a due occhi rispetto a razzoli a un occhio solo. A potatura eseguita, in entrambi i casi sopravvive soltanto la vegetazione che nasce dall’occhio piu’ basso del razzolo di due anni. In un caso si e’ appena tolta la vegetazione nata dall’occhio appena piu’ su, nell’altro caso tale vegetazione non e’ mai nata perche’ quell’occhio era stato eliminato alla potatura dell’anno prima. Il punto e’: gli fa bene o gli fa male fare due tralci invece di uno solo? E’ sfruttare troppo o e’ dare il giusto sfogo? Non dipende forse caso per caso dalle condizioni della singola vite? Non dipende dalla famosa densita’ di occhi per unita’ di superficie (parametro che sembra molto agganciato a condizioni reali, direi)? Pole i’ccapo permettisi di pareggiare co’ i’rrazzolo? Cominci’iddibattito….

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  10. Avatar di Michele Braganti Michele Braganti ha detto:

    …Filippo esperienza diretta, avevo un vigneto(sangiovese…perche’ altre varieta’ rispondono meglio o peggio al capo e razzolo) con densita’ di 5500 piante piantato nel 1999 e tirato su e allevato fino al 2007(ultima vendemmia) a cordone speronato…dall’inverno 2008 sono stati portati a capo e razzolo…..devo dire che il miglioramento e’ notevole….semmai c’e’ piu’ lavoro per pianta quello e’ ovvio…dalla legatura del capo che ogni anno devi fare….alla scacchiatura…perche’ comunque il capo e’ piu fertile e vegetativo del cordone….e poi la vigoria della pianta e molto piu’ equilibrata….a Monatlcino,per esempio dove il cordone va per la maggiore non so se hai notato i cacci centrali del cordone son sempre piu’ esili e mingherlini di quelli laterali…poi su vigneti a forte pendenza…i cacci apicali hanno predominanza… io, con il capo e razzolo, un anno giro il capo verso valle e un anno verso monte…poi ognuno ha le sue ma ti assicuro che sono molto soddisfatto….poi se in francia, in borgogna dove tutti noi produttori ci sciacquiamo la bocca…il guio’ e’ la forma d’allevamento piu’ diffusa……ci sara’ un motivo…invece in sciampagn…diffusissima una sorta di cordone…(ma guarda tu che strano…..)

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  11. Avatar di filippo cintolesi filippo cintolesi ha detto:

    Michele, infatti io ho solo riportato i pareri correnti, non il mio.
    Di mio c’e’ il dubbio (che rimane) sul perche’ tutte queste differenze di vigoria fra capo e speroni del cordone. Posso anche ammettere empiricamente che ci siano. Non riesco a farmene una ragione.
    Siamo d’accordo che il capo che viene piegato a frutto e che caccia i tralci, e’ esattamente lo stesso legno che costituisce i razzoli del cordone?
    Due differenze posso vedere, semmai. La prima: nel capo il legno viene piegato, nei razzoli no; la seconda: nel capo fanno tralcio occhi anche non basali, nel razzolo ovviamente no. Chiaro che un vitigno che ha poca o punta fertilita’ degli occhi basali vuole il capo obbligato (e anche lungotto).
    Mi puo’ tornare che in terreno in forte pendenza il cordone si comporti in modo strano: proviamo a metterlo orizzontale (e non semplicemente parallelo al suolo) e forse si recupera un comportamento piu’ normale. Alla base ci trovo lo stesso ragionamento del perche’ si piega il capo nel guio’. In fondo che cosa succede se non si pota la vite? Succede che l’uva la fa “in punta”, cioe’ solo sui tralci cacciati dagli occhi apicali. Evidentemente la piegatura del capo oltre che a rallentare la linfa e mandare genericamente a frutto il capo serve anche a calmare la dominanza apicale che nella vite e’ fortissima (e quindi a bilanciare sul capo la tendenza al frutto).
    Per carita’: sono pugnette mentali, eh. Pero’ mi garbano tanto….

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  12. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Invece si tratta di argomenti interessanti che sono all’origine del vino e fanno da allenamento al cervello per chiunque ami questo piccolo mondo
    Preferisco questo genere di discussione alle solite antanate di degustazioni, punteggi, articolazioni e mi si nota di più se vado o non mi faccio vedere o a quella tragedia del vino biologico-biodinamico che sembra debba essere buono solo per il grado di talebanismo o di antani nel capo di chi lo propone.
    E dell’alberello come forma di allevamento nessuno dice niente?

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  13. Avatar di filippo cintolesi filippo cintolesi ha detto:

    Ah non c’e’ dubbio, sono d’accordo: molto meglio queste pippe che parlare del nulla. O anche meglio che parlare di Berlusconi e di Bersani, se per questo.

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  14. Avatar di Michele Braganti Michele Braganti ha detto:

    l’alberello,la biodinamica e i ciantellini….??…..ti riferisci a questo Andrea?…..
    no a parte gli scherzi l’alberello e’ una bellissima forma d’allevamento….che sinceramente non conosco troppo bene….e quindi non posso esprimermi,pero’ a vedere il lavoro strepitoso che e’ stato fatto a Lamole da Socci e Sussanna Fabbri direi che l’alberello su terreno sassoso,siccitoso e terrazzato risponde benissimo.

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  15. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Lo sapevi che l’alberello dalle nostre parti veniva chiamato lanternina chiantigiana?
    E’ proprio perchè come forma di allevamento ben si adatta al clima siccitoso e terreno arido l’interesse per questo sistema oltre al fatto che non ha bisogno di tutta l’armatura di pali, fili, colonne, tiranti per sostenere le piante…..

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  16. Pingback: L’alberello, un sistema di allevamento della vite | Andrea Pagliantini

  17. Avatar di pino pino ha detto:

    buon lavoro,grazie

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  18. Avatar di Sandro Sandro ha detto:

    ciao andrea mi sto in piantando un piccolo vigneto di soli cloni innestati ad uve da tavola di 6 specie ,mi farebbe piacere avere dei consigli da parte tua x la potatura di esse e i comportamenti da tenere con le specie ( pizzutello ,isabella b ,perllona Paglieri ,regina, moscatello ne b)
    grazie a dimenticavo sono in sardegna (ogliastra )

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  19. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Sandro, se stai piantando in questo momento la potatura è un argomento che si dovrà affrontare a partire dal prossimo anno, quando le viti avranno formato un po’ di vegetazione e ci sarà da decidere il che fare.
    L’uva da tavola ti consiglio di allevarla a capo e razzolo (guyot).

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  20. Avatar di giuseppe giuseppe ha detto:

    sono un principiante in questo campo, possibilmente vorrei sapere, visto che sono in collina, dove girare il capo a frutto verso sopra(lungo la salita) o verso sotto? poi dovendo mettere delle nuove barbatelle, si mettono a dimora con quale luna?

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  21. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Qualche anno fa la stessa discussione sull’orientamento dei capi a monte e a valle appassionava un enologo e un proprietario di azienda mentre il responsabile delle vigne ascoltava e io responsabile della cantina ascoltavo divertito.
    Uno sosteneva la bontà della piegatura verso il basso, uno difendeva la piegatura verso l’alto.
    Di fatto c’era da realizzare una vigna di li a breve ed è finita che il responsabile della vigna che non ha mai detto un si o un no in vita sua, per non scontantare nessuno ha messo una vite orientata verso l’alto e una verso il basso in tutta la vigna 🙂
    Le teorie sono le più varie…. io sono per il basso, ma anche se messe al contrario se la cavano bene lo stesso.

    La luna? Con la mole di viti piantate nei decenni scorsi, figurati chi guardava alla luna quando si trattava di mettere le viti…. io le metterei quando la luna sale.

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  23. Avatar di gino Queiroli gino Queiroli ha detto:

    Buonasera, io quest’anno in primavera ho acquistato e messo a dimora una vite di uva fragola bianca. Ho affiancato al tronchetto di vite un palo di sostegno. durante l’estate si sono formati due tralci, uno dei quali a settembre ha prodotto 3 o 4 grappolini. Premetto che nella primavera si era formato un solo tralcio, il quale l’ho piegato orizzontalmente a cordone. Chiedo, la primavera prossima, che tipo di potatura devo effettuare? Grazie Gino Queirol

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  24. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Gino, non aver fretta di piegare a cordone la vite che hai messo perchè il tronco deve irrobustirsi e le radici estendersi prima che possa iniziare a produrre e ad essere allevata come hai deciso che sia.
    Lasci uno dei tralci (il più dritto) e poti la vite a due occhi, gemme…..

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