Era nel mezzo di un giorno qualsiasi di agosto. Al cimitero della Misericordia di Poggibonsi non c’era anima viva.
Suonando un citofono appaiono due inservienti del condominio che alla domanda di dove fosse sepolto Giulio Gambelli si guardavano inebetiti fra loro.
“E’ morto ai primi di gennaio….. certo c’era molta gente al seguito”……………. e nulla.
” Si occupava di vino……. era un Maestro nel settore”…….. “Ma allora dici di Bicchierino!!!!!!” dissero all’unisono gli inservienti.
“E’ al terzo piano, lo puoi vedere anche dal posteggio”.
Conosciuto solo da lontano, quando a Poggibonsi, a teatro gli conferirono – mi pare di ricordare – una laurea o qualche altr onorificenza. Soldera mi aveva suggerito di andare.
L’ho riconosciuto in tanti, netti, bicchieri di sangiovese; qualcuno anche a Montalcino.
Straordinario come si senta il suo pensiero, la sua guida, in vini tra loro diversi, ma tutti con quella caratteristica trasparenza, nettezza, dialettica.
Chissà se ce ne sarà un altro, come lui?
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Ci sono tecnici valenti, ma è difficile ci siano altri nasi e palati come quello del Maestro.
Era stata la natura a donargli la sensibilità e il genio.
Così come accade per Beethoven e Morricone per la musica, Garcia Marquez per la scrittura, Pavarotti per il canto e via dicendo.
Giulio Gambelli era il Maestro del Sangiovese.
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