Poco prima del borgo reso famoso da Silvio Gigli (amante di risotto col buristo) e dalla festa del Luca Cava si trova la vigna bruciata lo scorso anno da certi scenziati, devastazione recente in un posto affascinante.
Signore a fare l’uncinetto fuori di casa, Remino fuori dalla vendita diretta a bagnare i gerani, gatti assonnati, americani in bicicletta, bischeri con la porsche bianca che sfrecciano sulle stradine strette e turisti dall’accento francese senza imbarazzo a rispondere quando gli si dice buongiorno.
Terra di ampi spazi e grandi vini, due ristoranti, fresco venticello, terrazza panoramica vista campagna verdissima e Siena sui poggi di sfondo.
Dico solo questo… San Gusmè è uno spettacolo!
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Ricchezza – ancora troppo incompresa – di queste terre.
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Mi dissocio: San Gusmè è brutta, come tutti i dintorni. Tenetevi alla larga. Optate per un outlet: c’è più da divertirsi.
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@Dario, ci sarebbero anche i meravigliosi capannoni del Villaggio Santa Rita (GR), dove c’è ancora ‘odore di campagna’ ma doverosamente corretto con qualche ettaro di capannoni tirati su con “i contributi” e subito abbandonati!
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quelli mi mancano, da vedere. Cioè non mi mancano.
Ho davanti agli occhi dei fulgidi esempi, tanti, della Valtellina. Tanto che si potrebbe ribattezzare Valcapannone.
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Non ci sputate troppo sopra ai capannoni. Sotto i capannoni si produce. E bisogna che siano tirati su bene, se no ci si crepa anche.
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Dario sei il numero 1! eheheheheheh
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Vero Filippo, i capannoni sono una cosa seria, se fatti e usati bene.
Da ste parti in quelli edificati a scopi industriali sono più le volte che ci mettano la legna, la macchina e magari una brandina per farci i comodi con la ganza.
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Io non capisco una cosa: ci sono un mare di capannoni con scritto davanti vendesi o affittasi e accanto ne vengono costruiti altri e altri ancora….. ma a che fare???
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