La porta di Palermo

Discende in linea retta direttamente dal Cavaliere Inesistente, paladino al servizio di Carlo Magno nella guarnigione di Parigi.

Come sia finito a Palermo è mistero fitto e nessuno si ricorda dato che i vecchi non ci sono più e i giovani lo hanno sempre visto sul molo del porto ad accompagnare con lo sguardo le navi in partenza ed accogliere con breve note di violino le navi in arrivo.

Oltre al molo nelle ore diurne non si sa dove viva e si rifugi, qualcuno dice occupi una villa patrizia nei dintorni della città, altri dicono di notte faccia la guardia all’Ucciardone, altri ancora si nebulizza nel niente al primo scurire.
L’unica cosa certa è l’adorazione di cappuccini caldi e il passeggio nella Kalza e nel mercato di Ballarò a respirarne le grida e i profumi delle mille panelle e arancini in vendita sui banchi.

Qualcuno crede persino si tratti di una donna.

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0 Responses to La porta di Palermo

  1. Avatar di Ci Ci ha detto:

    Prende fame a guardare queste bellissime foto.

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  2. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Io invece non mi inchino, mi viene male sia per principio che per vertebre non allenate a farlo….. bellissima Palermo.

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  3. Avatar di Dario Dario ha detto:

    A proposito di panelle.
    Ricordo che la mia toscanissima zia, nata alle Serre, ne faceva una versione simile a ciò che oggi è volgarmente riconosciuto come “gnocco fritto”. Friggeva la pasta di pane nello strutto e salava il prodotto. Alcune le zeppava di acciuga e cacio.
    Mangiate calde equivalevano a un volo in prima classe.

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  4. Avatar di elisa elisa ha detto:

    eh Dario vero, da noi in piemonte si chiamano in un altro modo (volgarissimo)
    le panelle però non è pasta di pane, ma farina di ceci e prezzemolo tritato, poi cosparse di sale e pepe e limone prima di metterle nel pane
    ma la ricetta dela nonna l’hai conservata? ce la regali?

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  5. Avatar di Dario Dario ha detto:

    La ricetta non ce l’ho. Ricordo che mia zia impastava acqua e farina come per fare il pane, faceva riposare e il composto lo friggeva, ribadisco, nello strutto bollente. A volte rinvoltolava nei panetti un’acciuga e del cacio. Si mangiavano calde, le panelle, ed era una festa.

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  6. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Piccola digressione non culinaria.
    Oggi qui a Palermo studenti e polizia se le suonavano di santa ragione come atto estremo di imbecillità.
    A Palermo come in tutto il paese il nemico comune è uno e uno solo: la mafia… smettiamola di fare cazzate.

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  7. Avatar di Stefania Stefania ha detto:

    Zeppava e rinvoltolava? Dario sei un mito! 😉

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  8. Avatar di Dario Dario ha detto:

    O citte, io vi ringrazio dell’interesse e dei complimenti.
    Ma s’arriva a un assunto? Le panelle sono solo un’interpretazione di mia zia delle Serre, cosmopolita ante litteram (a 20 anni, nel 38, migrò al Sud per lavorare), o rientrano in qualche modo nella tradizione senese-orientale?

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