Sorano come un tuono silente

L’Ufficio Postale incastrato su un lato del Palazzo Comunale, due bar, un fruttivendolo, il tabacchino con tante cartoline, una macelleria in cima e una in fondo, un negozio di artigianato dove si fanno piccoli e grandi oggetti con il legno di ullivo e un alimentari dove le rosette ripiene di soppressata sono una nota di romanticismo seduti su una panchina guardando una falce di luna.
Di tufo e sul tufo tanti vicoli e tante piccole casette che non hanno subito strazi, tante minute tegole colte dal grigio muschiato che si lasciano guardare scendendo la scalinata accittolata che viene dalla imponente Fortezza Orsini, con lo scorrere del fiume Lente che sonorizza il suo passaggio.
Si sale e si scende dal vecchio Ghetto fino al magazzino delle granaglie, si risale verso il massiccio masso Leopoldino che da lontano pare una chiesa dalla forma strana, mentre invece è un rivestimento in muratura di una parete scoscesa con un orologio civico sopra, che un tempo era un baluardo difensivo.
Nelle rupi di tufo intorno infinite cavità scavate dove gli etruschi erano usi mettere a riposo i parenti: Le Vie Cave, con un affascinante percorso archeologico.

Le antiche insegne di osterie in ferro battuto e pittura, struggente nostalgia in un mondo che acceca.

A breve distanza dal paese c’è uno stabilimento termale recentemente rimesso in auge, mentre se si è allergici all’acqua c’è modo di rifugiarsi nel Bianco di Pitigliano e nel Sovana Doc.
E’ consigliabile fermarsi a una panchina o su un muricciolo leggendo un bel libro.

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