
“Cooperativa fra Agricoltori del Chianti Geografico”, più che la ragione sociale di un nuovo organismo, quando apparve sembrò un grido di sfida dei chiantigiani contro gli altri viticoltori toscani, rei di essersi appropriati del nome del loro territorio.
Nel 1961, in un contesto nel quale lo scippo del nome Chianti era diventato preoccupante, uno sparuto gruppo di agricoltori gaiolesi…”
Inizia così il libro “Appunti di Geografia”, un diario del Chianti Geografico nei ricordi di Alfonso Sderci, direttore amministrativo della cooperativa fin dalla nascita, che nel 2001 dette alle stampe questo preziosissimo volume di storia vinaria.
Era l’8 ottobre 1961 quando 17 agricoltori del comune di Gaiole riuniti nella Società Filarmonica costituirono la cooperativa Agricoltori del Chianti Geografico e ne fissarono gli scopi.
Gli inizi sono traballanti e pionieristici con alcuni propositi naufragati, quali l’acquisto di macchine agricole da far girare a rotazione fra i soci, ma l’iniziativa non ebbe successo.
Nel 1965 la cooperativa pare essere destinata alla liquidazione quando congiuntamente i sindaci di Radda (Mario Pescini) e di Gaiole (Alberto Sderci) fanno intervenire l’onorevole Amintore Fanfani che mette la cooperativa sotto l’ala protettrice dell’Ente Irrigazione e Sviluppo che sovrintende il programma Feoga di razionalizzazione delle culture e dei vigneti.
La svolta, ma le vinificazioni e i conferimenti di uva avvengono a Cerreto e qui giunge Antonio Pacini enologo che aveva lasciato traumaticamente il Castello di Brolio.
Le vinificazioni vanno bene e si ottengono dei buonissimi vini che poi saranno venduti sfusi.
Passano pochi anni e la cantina di Cerreto non basta e vengono presi in affitto nuovi locali intorno a Castellina e Fagnano nella Berardenga.
Poi cambia la sede operativa di Cerreto per la sua vendita e la nuova sala comando diventa il castello di Scopeto e viene presa in affitto anche la nuovissima cantina dell’onorevole Malagodi all’Aiola.
Nacque così l’esigenza di erigere una nuova cantina che grazie all’amicizia fra i sindaci Sderci e Pescini e l’intervento dell’onnipresente Amintore Fanfani, vide la luce su un terreno di proprietà di Luigi Ricasoli… la cantina sarà finita nel 1972.
Nasce la prima porzione di uno stabilimento che sarà ingrandito varie volte nel corso degli anni e nasce anche l’esigenza di commercializzare il vino in bottiglia per dare più importanza e reddito alla società.
Le prime etichette incise con punzoni di legno sono incise dal grande Igino Sderci, noto strumentista e padre di Carlo, presidente della cooperativa.
Nasce lo stemma dei tre simboli dei comuni del Chianti in etichetta: Radda, Gaiole e Castellina.
I primi imbottigliamenti sono fatti essenzialmente a mano, lontani anni luce dalla tecnologia che arriverà qualche decennio dopo.
Riempitura e tappatura, capsulatura e poi diverse signore che metteranno etichette, marchio e lunetta dell’annata manualmente con la colla.
Aumentano i soci, aumenta la quantità di uve conferite e di vino prodotto, aumenta la quantità di bottiglie vendute in Italia e un po’ in Germania.
Ma nasce un “pasticciaccio” con la Viticola Toscana e il suo presidente Remo Ciampi che stava per costituire una nuova cooperativa denominata “Chianti Storico” con evidente plagio del Chianti Geografico, questione portata a buon fine dallo studio dell’avvocato Barbero, costringendo il signor Ciampi a venire a patti.
Alla fine degli anni ’70 la cantina necessita di un nuovo ampliamento e la tecnologia porta molti miglioramenti in tutte le fasi di lavorazione.
Passano per il Geografico gli enologi Andrea Mazzoni e successivamente Vittorio Fiore e si aggiunge la cantina di San Gimignano alla famiglia del Chianti Geografico, inserendosi prepotentemente nel mercato della Vernaccia e dei vini bianchi.
La cooperativa cresce e vengono inseriti al suo interno delle figure importanti quali Walter Mugnaini e Barbara Bartalesi nell’amministrazione, Carlo Salvadori alla direzione generale e Fioravante Cappelli, grande curatore commerciale che riesce a creare una fitta rete di vendita con notevoli benefici per la società.
Tanti pranzi sociali tenuti nelle cantine e tante riunioni finite a tarda sera per la gioia di Alfonso che porta tutti al Ristorante Carloni per mangiare una “bistecchina”.
Il Geografico si consolida, è ovunque presente grazie alla sua rete capillare con le proprie bottiglie, la tecnologia avanza e fa dimenticare i tempi pioneristici degli inizi, ma questo lento incedere del tempo, porta Alfonso Sderci alla pensione nel 2001 e sarà un’amore fra il mastodontico ragioniere e la società Agricoltori del Chianti Geografico, che non avrà mai fine.
Poco prima di andare in pensione una mattina si vide sbucare una scimmia dalla finestra dell’ufficio… veniva da una fuga dal Parco di Cavriglia.
Fonte: Appunti di Geografia, diario del Chianti Geografico nei ricordi di Alfonso Sderci.