
In Calabria c’è una diffusa narrazione orale che vede i nati nel tacco dello stivale venire al mondo direttamente con la valigia, il che comporta in un domani prossimo venturo, lo spostamento dal paese natale verso altri lidi per motivi di salute, di lavoro o di studio e il ritorno – per brevi periodi – nei mesi estivi o al conseguimento della pensione se non si mettono troppe radici in terre altre.
Una fuga di idee e di schiene dritte che impoverisce una terra spazzata dal grecale e dallo scirocco, sospesa fra due mari e da un varco – stretto – di mare che la separa dalla Sicilia, ma ci penserà un grande ministro in carica a unirle fisicamente con il ponte più costoso che – mai – sarà costruito.
L’insegnante che tutti vorrebbero avere ma che è solo ed esclusivo appannaggio degli studenti dell’istituto Sarrocchi di Siena.
Studenti che accompagna nella crescita civile e culturale, che porta in gita e si fa carico dei loro problemi, insegnante che guida i ragazzi in impervi sentieri della memoria sotto i lecci che si innalzano sopra Villa a Sesta, alla ricerca del ricordo di chi scampò ai nazisti durante la Seconda Guerra e alle ricerca delle radici di questa nostra cara Repubblica.
Oggi Giovanni Bianchi raggiunge il traguardo del mezzo secolo.