Cielo plumbeo, come quello che precede le notizie che nessumo mai vorrebbe sentirsi dire.
La potatura di quel glicine nei dintorni, di cui eri particolarmente orgoglioso, perchè a ogni primavera finiva per creare una valanga di fiori che ti rendeva felice del tuo sapiente lavoro di forbici.
L’ansia condivisa di veder uscire dal separatore l’intensità del verde dell’olio nuovo, frutto di mestiere, di carattere alle avversità, pacchi di frasi irripetibili e un sorso di caffè per scavallare la nottata fra tanto rumore, frastuono di impastatrici e foglie che dolcemente si separavano dalle ulive prima di entrare nel lavaggio e nel ciclo magico dell’olio.
Non è facile, come non è giusto svegliarsi da un brutto sogno convinti che il sogno sia uno specchio irreale delle cose, quando si sa della crudeltà terrena del distacco.
C’è chi sostiene che bisogna perdere qualcosa prima di capire l’importanza che essa riveste, ma è un discorso a bischero, perchè ognuno, nella sua unicità, è un tassello di un mosaico che si chiama vita.