La notte di San Bartolomeo

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A Vertine non c’è niente di cruento a ricordo di questa data, mentre è su ogni libro di storia che si rispetti quanto accadde in Francia nel 1572, ovvero quando i papisti fecero una strage assurda di ugonotti.
Al contrario, Vertine ha sempre avuto le porte aperte nei confronti di chi non ha mai chinato la testa, come quando fu tenuto sotto assedio perchè i fuoriusciti senesi che nei primi anni del XIV Secolo si accamparono poco distante dal paese, furono invitati ad entrare a dispetto dei Ricasoli (delegati fiorentini) dell’esercito papista/spagnolo e fiorentino. Ma Vertine non si chinò.
C’è un tarlo di amor proprio e del luogo che inizia a rodere in chi vi nasce e in chi vi risiede per un po’ di tempo che non sia quello di una vacanza.
Un tarlo di alberese e di dignità, come quella di Beppe, che pur avendo poco, mentre era a far colazione sotto al noce, a chi gli chiese cosa mangiasse con tanto gusto rispose: “Pane e curteccio”.

O come quell’altro Beppe a cui venne preso un pezzetto di campo per farci passare la strada nuova e lui (si era nel 1935) la prse come scusa per non essere all’inaugurazione per ossequiare certi corvacci neri, ma subito dopo offrì tutto il suo vinsanto (felice di gioia per la strada e per le mani) a tutti i vertinesi.
O quando la chiesa venne disfatta dalle cannonate tedesche e tutte le persone del paese parteciparono alla sua ricostruzione, mentre era ancora caldo il sangue di cinque persone e tanti feriti.
In una famosa lettera al Vescove di Fiesole, l’allora Don Amos Fallaci prete di Vertine si lamentava per lo stato delle cose, ma mentre c’era chi spennellava acqua e dondolava turiboli, chi smoccolava a giornava, metteva pietra su pietra e travi sotto tegola.
La notte di San Bartolomeo, “l’apostolo spennato vivo” che per certa macabra liturgia, la Chiesa vuole con la classica iconografia del coltello (che lo spennò) in mano e protettore delle malattie cutanee e delle professioni che hanno da fare con arnesi da taglio: macellai, cuoiai, calzolai, legatori, pellicciai, sarti, conciatori.
Santo Patrono della Contrada Sovrana dell’Istrice, varie celebrazioni, benedizioni, oli santi, processioni, a Vertine si anche la Messa (stavolta sabato 26 alle ore 17) ma soprattutto era in uso una bella mangiata in piazza, laicamente di girarrosto.

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