Ogni tempesta a San Vittore, si arresta e trasforma in quiete. Bruno, ogni qualvolta si alza il sole, si incammina verso la pieve per la sua apertura, lo smoccolamento delle candele finite, per il controllo che la notte non abbia portato disordine fra le mura.
Poi si svolge il giorno a cadenza di ora, durante il quale, i cani portati a passeggio azotano il terreno e attenti a mettere i piedi in umido.
Ci si arriva da Rapolano, con un paio di apposite vie, circondate da ulivi, attraversando i binari e un passaggio a livello, prima del viale di accesso.
Il campanile ha i suoi acciacchi, intorno viti, ulivi, laghetto di nane, cipressi vaporosi di polenda gialla per il cielo.
Costruita intorno all’anno Mille, ha in se pace, quiete, riservatezza e laicità, davanti il paese di Rapolano, poco più in alto è steso come un presepe.
Bruno ritorna a piedi poco prima del tramonto, da una spazzicchiata, controlla che tutto sia a posto, serra l’uscio e si incammina tra gli ulivi.
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