La raffinatezza dell’acqua che scivola dai boschi d’alta quota rimane una tradizione di comunicazione e ritrovo anche in tempi in cui l’acqua arriva pura in casa, ai fontanelli allestiti dai comuni per alleviare il consumo di plastica, gasolio e gomme che girano il paese in lungo e in largo portando su da giù e viceversa questo liquido prezioso che spesso si è usi pigliare in pacchi da sei al supermercato di riferimento.
Il fontino di Fietri, pur essendo in disparte e più temporaneamente lungo da raggiungere rispetto a uno scaffale, rimane sempre meta di persone che si muovono per fare una girata o mantenere viva una tradizione di rapporti e di incontri con il motivo di riempire qualche bottiglia d’acqua fresca.
A lato del fontino, sotto una pianta, qualche anima buona ha lasciato pure una poltrona per stare più comodi nel riempimento immersi nella pace del silenzio, o forse, e questo è il calice amaro della modernità, ce l’ha solo messa per levarsela di casa e affidare all’usura del bosco e delle intemperie la mediocre aridità umana che smuove l’abbandono di questi oggetti.








