Rimaneva, per il passaggio dei cinghiali, solo una porzione fine di sentiero largo quanto la parte dietro di un tanga.
Dai tempi di quando vennero abbandonati gli ultimi orti all’inizio degli anni ’80 e della socialità vi scorreva, questo tratto di strada vicinale arteria femorale che si snoda dentro un contesto freschissimo verdeggiante, era cascato in disuso coperto da ginestre, pruni, ginepri e da quelle piante famose che bucano e fanno le more.
Diversi colpi di pennata e oscillazioni di seghetto l’hanno riaperta al piacevole camminare fino alla recinzione di una vigna, che si può aggirare per oltrepassare il borro di Parabuio e inerpicarsi fino ai rifugi dove i giovani, irrequieti vertinesi si nascondevano dalla razzia nazista. Quando ho tempo e fiato, taglio l’erba partendo dalla fonte di Vertine.









Grande cuore vertinese che non si arrende mai 🙂
"Mi piace""Mi piace"
A parte il fatto che la recinzione di quella vigna non e’ poi cosi’ tanto facilmente aggirabile, e converrebbe metterci un passaggio con scaletta a pioli (dubito che cinghiali e daini potrebbero servirsene) in modo da garantire la percorribilita’ del tracciato originale, la cosa che sarebbe bello fare e’ il completamento della pulizia del tracciato vero sotto il salvino, in modo da mantenere l’andamento in tutta la comoda e geniale bellezza che aveva.
"Mi piace""Mi piace"