Chianti Classico Pagliarese Riserva Boscardini 1981

Un sigillo a cera lacca e timbro a secco apposto dal vigile urbano nell’atto di redarre il verbale di accompagnamento delle bottiglie al laboratorio di analisi i cui  risultati avrebbero scortato i documenti del vino nel varcare l’oceano.
Così erano le quattro bottiglie poste sulla scrivania accanto al fornello a gas e al ciotolino della cera lacca da fondere, con i cartellini precedentemente compilati con il nome del vino, la quantità, l’indirizzo dell’importatore, pezzi di carta legati ciondoloni al collo della bottiglia con un spago che poi finiva sotto la colata di cera rossa e calda.
Rimossa la cera e levato senza una piega il tappo che ha chiuso al mondo i collegamenti con l’esterno per almeno trent’anni, ecco l’arzillo floreale del sangiovese e del canaiolo, quella freschezza intatta, quel vino di naso privo di muscoli che era l’essenza di Chianti nel mondo.

La celebrazione olfattiva e gustativa di una finestra sul mondo di come si era e di come ci siamo ridotti. La gioia floreale contrapposta alla noia mortale del vino comunicativo di moderni antani e antanisti inzuppati nel circuito dell’addobbo inutile, del vero finto uomo agricolo che accondiscende a quel trastullo di tubi innocenti che reggono le sorti e le luci sul vino di questi giorni.
Del 1981, oltre al vino, questi i fatti accaduti.

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0 Responses to Chianti Classico Pagliarese Riserva Boscardini 1981

  1. Avatar di Daniela Daniela ha detto:

    I vertinesi non perdono mai il vizio 🙂

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  2. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    I vertinesi sono dei libertari goduriosi e amanti della bellezza… almeno un tempo era in questa maniera.
    Da tempo la cultura dell’euro ha ben attecchito anche su questi sassi manomettendo ricordi, storia, bellezza, chiesa e genti.

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