Apate monachus, una minaccia per le viti in Sardegna

Fra le delizie cui deve far fronte un giovane viticoltore dopo aver sperimentato a sue spese cosa vuol dire avere a che fare con la burocrazia agricola, arriva questo delizioso coleottero le cui larve vivono entro il legno scavandovi deliziose gallerie.
Attacca i tralci facendoli seccare e rendendoli fragilissimi.

Per limitarne la diffusione ha senso amputare i tralci secchi e bruciarli immediatamente, avendo poi cura di pennellare i ceppi colpiti con una poltiglia ammazza bestiaccia a base di naftalina, olio di catrame e calce viva.

In primavera l’apate si può fregare disponendo le potature in fascine appese lungo i filari, dove sarà invogliato a depporre le uova nel periodo che va dalla metà di aprile alla metà di maggio.
A quel punto dette fascine saranno bruciate, liberando la vigna da queste maledette bestiacce.

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0 Responses to Apate monachus, una minaccia per le viti in Sardegna

  1. Avatar di Gian Marco Gian Marco ha detto:

    Bestiacce….
    Sarebbe bello riuscire a fare lo stesso con i cinghiali: farli entrare da qualche parte e bruciarli tutti, poi nutrire i cinghialai con i loro succulenti pastoni a base di pane raffermo e mais.

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  2. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Gian Marco, poco fa ero accanto a un fico e credevo che dentro si fosse nascosto il cane di un amico per giocare…. invece c’era un cinghialotto che non voleva mollare la mangiata di fichi appena cascati e non aveva la minima intenzione di andar via senza aver prima finito di farcirsi di dottati.
    Questi animali sono ovunque e disfanno ogni ben di dio, eppure non ce l’ho con loro e mi stanno persino simoatici perchè fra un po’ se non vengono impilati su scaffalature o sui pancali, non hanno più neanche lo spazio per muoversi e poi l’uva fra meno di una decina di giorni o sarà raccolta o sarà mangiata tutta e poi finiranno nella tonnara…….

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