Il suolo argilloso risente dell’erosione degli agenti atmosferici e il paesaggio è coperto di rughe spioventi scolpite dal vento.
Sabbia e sodio che compongono le biancane rimodellate e riarrangiate fin da epoca romana per rendere il terreno coltivabile arricchito di materia organica tanto che pecore e letame hanno reso fertile queste ondulazioni coperte di grano e colori diversi a seconda delle stagioni.
E’ bello andarci la mattina presta quando non c’è nessuno, quando il silenzio è uno spiffero di vento che si insinua nelle fessure dei tessuti e dei pensieri.
Quando all’abbazia di Monte Oliveto non ci sono turisti caciaroni e quando il cielo è brizzolo turchese che non sa bene se scaricare pioggia o allentare qualche scoreggia di sole.
Spettacolare arrivarci in vespa intirizziti dalla brinata, sgranchirsi le giunture dal rimbalzare sulle buche. Star zitti, osservare, capire che si è solo una ventata di culo al cospetto di tanta bellezza.
A Chiusure ci vengono buoni i carciofi.









Che posto splendido!!!
Quanto ci vorrà da Roma?
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Caro Andrea, hai lasciato i carciofi nella penna. I sopraffini carciofi di Chiusure. Meritano un viaggio …
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@ Carla
a occhio e croce da Roma per Chiusura – Abbazia di Monte Oliveto ci vorranno un tre ore abbondanti… con il mio passo però potrebbero volercene anche cinque 🙂
@ Silvana
i carciofi non sono rimasti nella penna….. è solo una buona scusa per ritornarci e assaggiare questa prelibatezza
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