In questo momento sono un pericolo sia i bordi delle strade, sia i terreni abbandonati o incolti che con l’erba alta e secca è come se fossero ricoperti di benzina.
Basta una disattenzione, una fatalità o un deficente per mandare tutto a fuoco, compromettento anche il lavoro o la vita altrui oltre che ad essere un costo per la collettività e un danno ambientale.
Manca quella cura e quella manutenzione da saggi agricoltori al proprio terreno, al proprio territorio. Va di moda l’abbandono e lo si giustifica come “pratica agronomica“.
O più onestamente si riconosce che “la terra non rende” e si narcotizza così il lascito del tutto allo stato brado.
Niente di male se negli anni il bosco tornerà a riprendersi tanti campi abbandonati, il problema semmai in questa particolare stagione dell’anno è chè questi terreni pieni di erba alta e secca sono molto, troppo pericolosi.
Le Amministrazioni Comunali potrebbero interessarsi alla questione, magari consigliando le aziende e i proprietari di terreno ad una lavorazione o uno sfalcio annuale dell’erba, per evitare tristi conseguenze d’estate con gli incendi…. per evitare danni e boschi distrutti.
Andrea Pagliantini
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Manca tutto. Manca anche l’educazione dei cittadini (che buttano di tutto sul bordo delle strade) e l’educazione di noi cittadini nasce tra le mura di casa (con alti e bassi legati alla famiglia) e poi soprattutto sui banchi di scuola, dove gli insegnanti possono fare molto … poi viene il settore pubblico, ma la prevenzione ce l’abbiamo anche nelle nostre mani. Mani, ahimè, bucate, di gente che non ha strumenti per rendersi conto delle conseguenze di ciò che fa, per cui mozziconi, bottiglie, sacchetti, pannolini, cartocci. Chi ha occasione di camminare sul bordo di una strada ha l’opportunità di vedere un’antologia di orrori e schifezze: chi siamo e che cosa pensiamo, mentre buttiamo fuori dal finestrino dell’auto gli avanzi della nostra vita?
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Serve rispetto per i luoghi in cui si vive….. agire vicino, guardare lontano..
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Tutto esatto, campi pieni di incuria e strade con i lati pieni di erba alta da sfalciare, ma se le provincie che debbono occuparsi della manutenzione delle strade non esistono più….. chi è che se ne deve occupare?
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Il problema e’ prima ancora, anzi come si dice: e’ ” a monte”.
Osservo e propongo alla riflessione altrui il seguente dettaglio: in un paese di zona che si vorrebbe agricola come e’ Gaiole (e vale per migliaia di altri paesi, a fortiori vale per ogni citta’, piccola o grande) c’e’ un particolare tipo di rifiuto che va a riempire i cassonetti dell’organico: l’erba degli “sfalci”. Chi tosa il giardino col tosaerba, chi sfalcia con qualsiasi attrezzo che non sia un trincia o un decespuglia, tutti costoro hanno poi fra le palle un rifiuto speciale (nel senso formale di rifiuto di lavorazione), ossia l’erba. Ecco. Direi che questo basta a darci la misura del punto a cui siamo arrivati.
Dicevano, lo riporta il Sereni, che “i Toscani il prato lo fanno sugli alberi”. Per dire che la carenza di buon foraggio nella nostra regione aveva portato a quell’uso di “far frasca” per governar le bestie usando loppi, gelsi, tutto quello che si poteva utilmente piantare per fare agricoltura “tridimensionale”. Il paesaggio delle alberate. Tanta era (e dovrebbe essere, ovunque nel mondo) la fame di foraggio, ossia di pastura verde per le bestie, che nulla poteva essere sprecato, nemmeno le potature degli alberi. Immaginiamoci la vera erba!
Quanto sara’? Due settimane.. E’ quando ho visto lungo la 408 una scena che mi ha colpito tanto era che non mi capitava di vederne l’uguale: un uomo che a bordo strada falciava un po’ di fastelli di sulla. Erba buona, ottima. Per quello che gli serviva. Presumo per governarci qualche bestia, conigli forse. Gesto usuale una volta, riservato alle donne in particolare. Erba all’origine di tutto, della vita.
Ora l’erba invece e’ un rifiuto. Speciale.
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