Il trifoglio e il paesaggio del pecorino di Torre a Castello

Alle prime ore del mattino si percepisce intensamente il profumo dell’erba grassa da latte e il suono del vento che fischia fra ginestre e forasacchi è interrotto lievemente dal lento andare di campanelle che dondolano al collo delle pecore di cui si intravede solo il bianco della schiena in questo mare tinto di verde, giallo e violetto.
Gli storni, noiosi come commercialisti disonesti, si posano sul groppone delle pecore e ci ballano sopra.
Il pastore che accompagna il gregge se ne sta seduto immerso nell’erba e mentre dormicola, si intravede la boa dell’ombrello celeste sotto cui ripara i sogni nel dormiveglia dal sole.
Pensare alla qualità del pecorino che nasce in questa bellezza armonica e aromatica, non è un abuso del termine, ma una piccina intensità di amore.

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