Due le cose da non fare passando dal centro storico di Rapolano Terme, pregiata località termale e di estrazione di travertino: rubare gli ortaggi all’ortolano incazzoso e gettare olio di frittura nelle fognature che il comune ha nei magazzini una ghigliottina pronta all’uso per gli inadempienti.
E’ piacevole camminare per queste vie accolti dai profumi di cucina che gironzolano all’esterno dell’Osteria il Granaio, aspettare di comprare il giornale da Pippo Shop mentre negoziante e cliente trattano pregi e virtù di un orogologio con allaccio elastico da battere nel muro quando si ferma, gustare un cappuccino al bar centrale sognando una pasta barbapapà che qui non conoscono, guardare le strane facciate celesti che ogni tanto si incontrano ma che ben si incastrano nel contesto di vespe anni ’60 appoggiate al medesimo muro.
Appena fuori dall’abitato, cinque minuti a piedi si trova la pieve di San Vittore, circondata dai terreni della chiesa coltivati a olivo, vite e fagioli e piselli nel mezzo da una parte e osceni capanni di lamiera come vengono a cazzo di cane dall’altra.
Luogo di silenzio e rondini con gli occhiali che girano intorno. Poi c’è Bruno, custode e libro di storia vivente che vale la pensa sfogliare per un riassunto dei luoghi e per spaziare sul passato e futuro del mondo e di questa chiesetta immersa nel silenzio  di una bellezza semplice romantica e romanica.