Paesaggio morbido come un finale di schiena quello della Berardenga che a sud scivola nella ricchezza del verde e del grano delle stagioni di battitura facendo da autogrill di semi e acqua alla prima rondine di primavera che torna da un lungo viaggio.
Disfa le valigie, si stende al sole, ha il mare nel cuore, vive fra i vigneti, i calici, le stelle, scialli freschi, lavanda e le rose.
Il vino di Castell’in Villa, il verace Remino di Campacci, il cacio dei pastori di Monteaperti e di Torre a Castello, le vigne bruciate dalla banda dei bischeri di Colle ai Lecci, il Grigio di San Felice, le pitture sui sassi di Renato Ferretti, Giovanna Morganti con i suoi splendidi vini, il cavallo di bronzo della Villa a Sesta e l’infinito Giuseppe Oliveri neurochirurgo per passione, il parco di Villa Chigi che riapre al pubblico, il Teatro Alfieri e la gelateria poco distante.
questo è un bel regalo.
Si ringrazia e si conserva anche la carta.
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Della citazione in questo post saranno contenti anche quei coglioni riuscirono a dare fuoco ad una vigna 🙂
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La bellezza non rende felice colui che la possiede, ma colui che la può amare e desiderare.
Herman Hess
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Rudolf Hess.
Oppure Herman Hesse.
Due tipi originali; meglio il secondo, a mia immodesta opinione.
E vorrei anche sapere in che cosa consiste (ammesso che consista) la Berardenga, che amo e conosco, ma non so.
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Ammesso che consista, a ciascuno la sua Berardenga.
La mia parte da dove Arbia e Malena si vedono per poi toccarsi e lo sguardo cerca San Gusmé.
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Per me comincia dal sasso della Sestaccia, dove nascono le acque dell’Ombrone.
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Sì, ma cos’è? Forme della terra, sito particolare? Berardenga da Berardo? Spiegate, per favore.
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Dal Dizionario geografico fisico storico della Toscana di Emanuele Repetti (1833) la voce
”
BERARDENGA. Sotto nome di territorio o distretto della Berardenga si sottintendeva anche nei tempi della Repubblica senese la porzione di quello stato compresa fra le sorgenti del torr. Bozzone e quelle dell’Ambra, fra il Chianti alto e il fiume Biena sino alle Taverne d’Arbia.
E’ la terra più classica della Toscana moderna; il gruppo dove si annodano i territorj di tre grandi città; il pomo della prima discordia politica e religiosa fra due vescovati e due repubbliche; il teatro di lunghe e atroci guerre battagliate nel Chianti fra Querce grossa, Montalto della Berardenga e lungo i famosi campi di Monteaperto; è questa la contrada, in cui l’Arbia percorre e l’Ombrone ha origine e sviluppo; finalmente è nella Berardenga dove si trova il più vetusto e più prolifico vivajo di grandi e potenti famiglie che a Siena, ad Orvieto, a Chiusi, a Firenze e in Arezzo fissarono il loro posteriore domicilio.
Lo stipite, donde ebbe nome la Contea della Berardenga, parte senza dubbio da quel conte Wuinigi di Ranieri, di nazione francese sceso in Italia, prima in qualità di Legato dell’imp. Lodovico (anno 865), poscia di Governatore politico di Siena (ann.867-871) e di Roselle (868).
Il nome di uno dei di lui figli, Berardo, ripetuto costantemente nei nepoti e discendenti, diede titolo ai posteri di appellare Berardenga quella parte della provincia senese, in cui la discendenza del primo conte di Siena ebbe estesissime tenute e castelli con giurisdizione baronale; oltre quei molti che acquistarono per via di compre o per altri mezzi i suoi discendenti nei contadi di Siena, di Arezzo, di Chiusi, di Sovana e di Roselle.
“
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Grazie a Filippo ho scoperto questa risorsa: il Repetti online
http://stats-1.archeogr.unisi.it/repetti/index.php
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pezzi di Toscana che mi piacciono………bravo Renato!!!!
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Grazie di questa bellezza Andrea 🙂
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Ohhhh ecco che imparo. Grazie a tutti e in particolare all’esaustivo Filippo!
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Felice che l’informazione repettiana sia di tuo gradimento, Silvana (a proposito: bischero che sono, sapevo che c’era l’edizione online messa in rete dagli archeologi di Siena, era il mio accesso al Repetti prima che riuscissi a procurarmene una copia cartacea, solo che da quando appunto ho i volumi, mi sono scordato di quella possibilità che in questo caso mi avrebbe risparmiato di ricopiare a mano la voce). Volendo esiste anche un Repetti editio minor che a volte (come in questa) non si limita a essere più succinto, ma dà informazioni che nell’editio maior non compaiono (paradossale). Si tratta del “Dizionario corografico della Toscana” in volume unico (contro i cinque tomi più uno di supplemento dell’editio maior, cioè quello da cui ho tratto la voce che ho riportato nel commento precedente), del 1855 (e i ventidue anni di distanza potrebbero spiegare il fatto che ci sono informazioni in più). Insomma vediamo la voce “Berardenga” del secondo:
”
BERARDENGA nella Valle superiore dell’Ombrone sanese e dell’Arbia. – Contrada che abbraccia tutto il territorio della com. di Castelnuovo della Berardenga ed una parte di quello di Gajole nel Chianti alto; comechè sotto il governo della Rep. di Siena il territorio della Berardenga s’estendesse fino alle sorgenti dell’Arbia ed a quelle del torr. Bozzone che sono poste a settentrione di Castelnuovo.
” E’ questa forse fra tutte le altre la terra più classica della Toscana moderna, il gruppo dove si toccano i territori di 4 celebri città Firenze, Fiesole, Siena ed Arezzo), il pomo della prima discordia religiosa e politica fra due vescovati (il senese e l’aretino) e fra due Repubbliche (di Firenze e di Siena), il teatro di lunghe guerricciole fra queste Rep. battagliate fra Selvoli, Querce-Grossa, Monte Luco e Mont’Alto della Berardenga; il campo dove nel 1260 seguì una delle più grandi battaglie del medio evo; il più ubertoso e forse il più antico vivajo di grandi famiglie magnatizie d’origine salica, che a Siena, ad Orvieto, a Chiusi, in Firenze ed in Arezzo stabilirono più tardi il loro domicilio.
” Infatti molti magnati che furono conti della Berardenga, trassero origine da un conte Winigi di legge salica e d’origine francese che divenne governatore di Siena col titolo di conte fin dalll’anno 867 sotto l’impero di Lodovico II, ed un di cui figlio per nome Berardo, nome ripetuto costantemente fra i discendenti di quella prosapia diede motivo ai posteri di appellar Berardenga la detta contrada, nella quale i figli e nipoti del primo conte Berardo ebbero estesissime possessioni e castelletti.
” Uno dei documenti più antichi, atti a dimostrare ciò, risale, come ho indicato, all’anno 867. Esso riguarda la fondazione del monastero della Berardenga, già detto di S. Salvatore a Campi, cui appella in seguito una ricca donazione fatta nell’anno 881 dallo stesso conte Winigi, dalla sua consorte e dai figli loro Berardo e Winigi II, fino a che i loro discendenti e pronipoti nel 1003 ne accrebbero con nuove offerte la dote, nel tempo che il detto monastero, fino allora abitato da recluse, fu ceduto ai monaci di Camaldoli.
”
Molto interessante, a mio avviso, il confronto fra le due versioni della voce.
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Ri-grazie, caro Filippo; e grazie a Andrea che macina stimoli, e grazie a tutti.
Sì, interessanti le due versioni, mi vien da dire le due visioni…
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Sono luoghi che vedo ogni giorno ma mi sono resa conto della loro bellezza “solo” guardando queste foto.
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