Nel primo giorno d’inverno il manto di caprette vestite da squadriste risaltano come tonache di preti nella neve.
Mentre un silenzio avvolto di nebbia fina e neve granellosa casca sugli abeti secolari piantati dai monaci vallombrosani e sulla ruvida bellezza di un paesaggio che contempla i tetti dell’inossidabile arte di pietra e d’ uva del Chianti.
Fascino e strafascino immutato – così mi pare – nei secoli.
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Ti assicuro Silvana, un posto immutato dalla patina finta e plastificata dell’Etruscany, un luogo intatto e bellissimo.
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