Il melone del Lorenzini

Si sta parlando di popone, ma di un tipo di popone di qualità assoluta per sapore e intensità di profumi, con un’azienda che, tramite una fascetta sul frutto e una marcatura numerica sulla buccia, permette di tracciare le fasi di produzione di questa sana eccellenza  finisce sulle tavole.
Inserendo il codice del frutto 35420986 nel sito aziendale si conosceranno le fasi di produzione.

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0 Responses to Il melone del Lorenzini

  1. Avatar di Dario Dario ha detto:

    L’ho mangiato ier sera.
    Il mio fruttivendolo (specie protetta oramai a Milano) ne è convinto proponente.
    Buono.

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  2. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    Per l’olio extravergine, please.

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  3. Avatar di Elisabetta Viti Elisabetta Viti ha detto:

    …un melone d’élite….rassicurante,per tanti versi. Ma tutta questa esasperazione sulla certificazione e rintracciabilità dei prodotti mi conferma quanto è malato il settore,l’agricoltura in generale…E m’inquieta…E gli altri poponi anonimi?…Vorrei poter comprare un frutto fidandomi del buon lavoro del contadino, della sua onestà e professionalità. Chiedo troppo?…Idem per l’olio,su cui lucrano in tanti..

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  4. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Il mondo patinato del nonno del mulino bianco è da film delle fiabe, là fuori c’è gente che vede margini di guadagno semppre più alti nella distribuzione e manipolazione di prodotti agricoli, la storia dell’olio di qualche giorno fa è proprio lampante.
    La qualità e la trasparenza e fidarsi di chi le cose le fa, sono ingredienti necessari per la salute e per sapere cosa si mangia.
    Il rischio è che si creino prodotti di nicchia per pochi super controllati, buoni, nutrienti e sani portafogli a fisarmica e si spacci merda per la gente normale.
    Ciò può aver senso su un grande vino, non sui prodotti base della dieta quotidiana di chiunque che ha diritto a mangiare sano e ha diritto che le cose le produce a camparci senza dover passare dentro le tonnare di distributori senza scrupoli e ritegno.

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