Due colline sovrastano l’abitato di Gaiole (dal lato nord) separate fra loro dal capoluogo e da una strada a sterro denominata “l’uliveta” che sormonta la collina opposta.
Sopra la prima collina ha le fondamenta la nota azienda vinaria Capannelle, mentre nella collina di fronte a poche centinaia di metri in linea d’aria si trova una vigna della medesima azienda battezzata da un cartello “Vigna Vertine”.
Per posizione e distanza questa vigna con Vertine non c’entra molto, mentre è ovvio che il nome Vertine tira, il paese è molto conosciuto e chiunque capita nella zona pare si senta in dovere di usarlo anche se per storia, geografia e vita vissuta non c’entra molto.
Per strade e collegamenti nella zona del Chianti si può fare riferimento alle informazioni su Firenze e Siena.
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E’ da diverso tempo c’è quello strano cartello davanti a quella vigna, ormai chi passa addopra Vertine
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Si, il nome è stato dato da un po’ di tempo, ma è un poco slegato dal contesto.
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E’ molto frequente l’uso allegro dei toponimi, specie quando si tratta di posti conosciuti.
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Esisterebbe anche un regolamento europeo che disciplina l’uso delle denominazioni geografiche nell’agroalimentare, ma anche se parte da principi generali di larga applicabilita’ (basterebbe volerci sentire) ha un ristretto campo di applicazione. Esiste comunque una certa giurisprudenza sul diritto a non veder usurpato il proprio nome, in tutto o in parte, mi riferisco in particolare alla storica sentenza del Consiglio di Stato che accolse l’istanza dei comuni chiantigiani nel 1963 avverso il decreto presidenziale che aveva concesso a Greve di potersi fregiare dell’aggiunta “in Chianti”. In quella sentenza si riconosce il diritto degli individui e delle comunita’ a una identita’ e a un nome del quale non si possa appropriare chi non ne ha titolo. Un bellissimo principio ma resta da capire chi dovrebbe tutelare questo diritto. Nel caso della comunita’ di Vertine, per esempio, immagino che spetti al comune di Gaiole la prerogativa di esercitare un’azione a tutela contro eventuali usurpatori.
Non guasterebbe una leggina che fissasse esplicitamente criteri e responsabilita’.
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Il testo a cui fa riferimento Filippo è questo:
http://www.europarlamento24.eu/regolamento-protezione-dop-e-igp/0,1254,74_ART_95,00.html
Per soprammercato, segnato un caso emblematico per capire il destino che attende il concetto stesso di Denominazione di origine.
Il produttore svizzero Emmi è al centro di polemiche in patria perché ha deciso di produrre formaggio gruyere negli Usa.
Le autorità elvetiche gli hanno fatto notare che non si può, non tanto produrre in America, ma chiamare il prodotto con tal nome.
Quindi il punto è la nomastica: le parole da associare ai contenuti.
Le parole sono importanti diceva Moretti, inascoltato, parecchio tempo fa.
Il paradosso è che questo è diventato un mondo di parolai.
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“merito” di una classe di amministratori ignoranti, che quando gli parli di toponimo pensano a come fare per acchiapparlo…
Questo è il risultato di una mancata consapevolezza, della masticazione scarsa della lingua e della (propria) storia.
Questo è il risultato dell’attenzione esclusiva al denaro… e al concetto che…”basta la parola” acciocché sia o divenga.
Basta dire che c’è il Buongoverno perché sia Buongoverno. E mi scuso per quella che non è un’allusione ma solo un commento stizzito. E la stizza mi viene proprio nei confronti di tutti (tanti) quelli a cui si parlava di valori e loro pensavano ai danée
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Viva Vertine e chi lo difende.
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@ Dario
più che una difesa di un prodotto alimentare da una sua clonazione, qui si tratta dell’uso di toponimi che sono nome proprio di luogo e che appartengono per forza di cose ad una collettività.
Ed essendo il luogo ristretto, a maggior ragione ognuno si sente legittimato ad appartenere a quel luogo e quella storia umana e di radici, ma senza farne farne un uso commerciale o di ricerca di visibilità, meno che meno poi da chi a quella storia c’entra poco o per niente.
In un libro di Enzo Centri (storico del Chianti) si cita una sentenza del Consiglio di Stato che mi pare calzante a questa bisogna: ” Nessuna persona fisica, e per analogia nessun nucleo di persone può venir privato del nome che gli è proprio o venire costretto a tollerare che quel nome venga usato in tutto, o in parte, da altri”.
Testo tratto da: Discussione sul Chianti, quello vero e quello inventato” pagina 10 Edizioni Polistampa Firenze.
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…xkè allora, Andrea ,non passare ai fatti e “muoversi”nelle opportune sedi e contestare chi abusa impropriamente del nome di Vertine?..sennò mi sembra un ragionar sterile…un saluto
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Vertine è un caso fra tanti.
Una fitta giurisprudenza copre la questione nomi, luoghi e loro utilizzo, ma come spesso avviene le leggi sono aggirate o meglio ancora non lette, non applicate camminando il quella sottile corda cavillosa che le leggi poco chiare si trascinano dietro come una cometa.
Sono tanti i casi di utilizzo inappropriato di immagini, nomi, luoghi….. magari ci tiro fuori una rubrica sul blog.
Dovrebbero essere i comuni a dare un occhio a quanto succede con l’uso di toponimi del loro terriotorio.
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Salumificio Montalcino: a Campagnatico.
Saprofiti anche tra i cugini!
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Terre di Vertine (vino) fatto a Greve……………………….. tanto per stare in tema.
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Pecorino toscano fatto in provincia di Viterbo (legale, eh). Pecorino della val d’Orcia fatto
in riva al lago di Bolsena…
Siamo un paese di merda, punto e basta. E ci meritiamo collettivamente la storia che abbiamo.
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…Oddio,…proprio un paese di merda non direi,…e cmque,anche la merda ha un suo valore,…non trascurabile,direi…Siamo un paese di “furbi”,..apparenti…che sono prosperati con la connivenza e complicità di molti,…I nodi stan venendo al pettine,con tutto quel che ne consegue…E chi ha lavorato bene,e con attenzione,resterà a galla ,pur con sacrifici….E per restare in tema, ti dirò anche, che la salute di una persona si vede se le feci restano a galla nell’acqua dello scarico,…dopo aver defecato!….senza bisogno di fare tante analisi del sangue!…meditate gente….meditate…Un saluto, con rispetto
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Poi c’è Villa Lucia, dimora in Siena, (che nella realtà è Casole) e che nella realtà usa le foto delle vigne di Casi di Meleto in deplian, sito aziendale, e poster gigante da applicare nello stand del Vinitali per illustrare i “propri” vigneti……
La porta di Villa Lucia
http://www.agricolavillalucia.it/en/home.html
http://andreapagliantini.simplicissimus.it/2011/04/11/la-porta-di-villa-lucia/
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La bresaola della Valtellina fatta con la carne di zebù brasiliano….. e altri prodotti dop fatti un po’ ovunque.
http://www.ambientenergia.eu/rubrica/Ambiente/58/Il-Flop-dei-prodotti-Dop.aspx
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Si’ si’… tanti giri di parole.. conclusione sempre quella: paese di merda. Che di cio’ che ha in massima parte non porta il merito.
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Ognuno “vede” quel che vuole ed è capace di vedere. Spesso ci si lamenta ,in generale,con il “pesce” in bocca. Il nostro è un Paese meraviglioso,con gente meravigliosa,che spesso non ha consapevolezza del proprio valore,e potenzialità…e cerca altrove ciò che ha sotto il naso.Ci sono realtà ben più difficili e drammatiche delle nostre. Certamente c’è da “rimboccarsi le maniche”…x rimediare ai danni di una classe dirigente sconsiderata e irresponsabile. Ma vale la pena farlo.Io ho fiducia.C’è “aria nuova” in giro,aria buona…di gente che si sta “attivando”x fare cose finalmente giuste e responsabili,che vanno oltre il proprio piccolo interesse personale…Forse sono un’illusa,non so…ma c’è ancora tanto del “buono”che non si è espresso.Io voglio crederci. Viviamo in un territorio che ha una storia ,anche umana,incredibile e unica,e tutti se ne vogliono ,in qlke modo,appropriare…anche “aggiustando”toponimi o altro..senza capire che la vera forza è fare le cose x bene,con passione e onestà.Il resto vien da se’…
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Non mi sta bene sentir dare all’Italia l’appellativo di paese di merda, per il semplice motivo che non sempre tutti sono accumulabili con l’andazzo generale e qualcuno, sia pur nellla sua piccola sfera, ci prova a far cambiare il vento delle cose.
E’ un pò come pisciare nel mare, ma andare controverso ha il suo fascino.
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I Selvatici di Montevarchi che per illustrare l’azienda nel proprio sito usano il profilo di San Donato in Perano e le sue vigne……
http://www.iselvatici.it/page.asp?IDProdotto=249
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…E BRAVO Andrea,che oltre a criticare, AGISCI con rispetto e sensibilità , e provi a migliorare le cose che vivi nel tuo quotidiano… Sei un valido esempio x chi ti vuol vedere, e seguire…E anche x chi si gira dall’altra parte,xkè cmque inneschi reazioni e fai pensare…Non sei solo,e il tuo fare non è vano,anche se può sembrarti una goccia nell’oceano…un saluto
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E non dimentichiamo l’uso del nome di Giulio Gambelli operato da quei furboni si sono stabiliti a Vertine con arroganza e con l’intento di colonizzare il posto.
http://www.winesurf.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=1265
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Quest’ultimo è veramente un triste episodio, ma il tempo è un galantuomo.
Esattamente come il Maestro.
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Si puo’ anche non vedere quel che si e’ capaci di non vedere. Perche’ ne serve di capacita’, anche per non vedere. Magari per non vedere la foresta, perche’ nascosta dietro gli alberi.
Siccome di distinguo, di peli nell’uovo, di erbe separate dal fascio non ne mancano mai e a forza di commuoversi per tanti piccoli particulari si rischia di non vedere il quadro complessivo, io penso che ogni tanto una secchiata di senso di realta’ al collettivo non guasti.
A meno di non voler fare come in quel sonetto del Neri Tanfucio sulle cee alla sarvia e altre glorie “nazionali”.
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