Leggete, poi se arriva qualche commento agli antani, dico la mia.
-Ch Cl. Riserva Capannelle 2005
(90%sangiovese 5%colorino 5%canaiolo)
Per ventimila bottiglie prodotte,quet’azienda di Gaiole di impostazione tradizionale,possiede 18 ettari vitati,e l’enologo è S.Monciatti.Vino fresco e agile che non impressiona per acidità e tannini,ma è dotato di un bell’equilibrio nella beva.
-Ch,Cl riserva Doccio a Matteo 2006 Caparsino
(90%sangiovese 5%colorino 5%Ancellotta)
Azienda di ispirazione veramente contadina,con una produzione minima su 11 ettari di vigneti di cui 9,79 a Chianti nel comune di Radda,gestita completamente dalla famoglia Cianferoni.
I vini dotati di grande carattere non cedono a tentazioni moderne legate ai legni o ai composti enologici “migliorativi”:lieviti indigeni,legni grandi ,uso di un saldo di ancellotta per compensare la grande acidità del sangiovese,con un vitigno nostrano dal ph altissimo.
Sicuramente non un piacione da guida,o un vino equilibrato,ma comunque”così è se vi piace”
-Ch Cl. 2006 Castello di Cacchiano
(95%sangiovese5%colorino)
Il lavoro di Chioccioli in cantina si incomincia a sentire e abbandonata l’impostazione tradizionale l’azienda presenta vini di grande nerbo e soprattutto dotati di grande spina acida.
Il vino in questione sporco al naso sviluppa in bocca una tensione quasi elettrica,che rimanda il degustatore curioso a assaggi fiduciosi futuri.
Ottima materia .
Ch.Cl riserva La Porta di Vertine 2006
100% Sangiovese
Da Gaiole in Chianti con la consulenza di Giulio Gambelli e la direzione di Giacomo Mastretta,questa azienda si propone come una delle più interessanti novità della manifestazione.
Già questa riserva mostra carattere,acidità tannini e molta succosità,ma anche le altre etichette (anteprima 2007 e 2008)presentano e confermano questo stile aziendale succoso acido e tannico.L’enologo ci parla di interessanti macerazioni per molte settimane,fino a che non si crea un equilibrio fra il mosto (estratto) e il liquido (estrattore) in una sorta di simbiosi estrattiva,per cui si creano le migliori condizioni per ottenere,in riduzione,il massimo dal sangiovese.Vedremo gli sviluppi di questo interessante progetto.
_Ch.Cl. riserva Riecine 2006
100%Sangiovese
L’azienda di Gaiole,è gestita da Sean O ‘Callaghan.
I prodotti sono tutti interessanti e ben fatti.
Sono come ci piacerebbero i chianti,ovvero tannici e acidi,ma tanto succosi;che questo “disegno”armonico in bocca fra frutta e fiore continuo e teso grazie all’acidità che percorre in lungo e in largo il palato per chiudere con tannini dolci ma ben presenti sia sempre presente nelle menti di quei pittori stranieri di Gaiole.
_Ch.Cl Monteraponi 2007 da botte
95%sangiovese 5% Canaiolo
Un vino senza se senza ma.O piace o non piace,con quel suo essere tradizionale,ma piacevolmente succoso,senza stupire per volume,senza coinvolgere per tannini.Si beve e basta.
L’azienda si trova a Radda in Chianti



Buongiorno.
Ma se non ricordo male non è che l’Ancellotta non compare tra i vitigni ammessi in Toscana?
Buona giornata
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Mi scuso per la postilla ma il migliore è stato di gran lunga Il Borghetto 2005. Complimenti ancora a quei terreni, viti, cervelli, mani e cuori che l’hanno fatto.
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immagino già di sapere chi ha scritto queste note, sorpreso dal capannelle comunque, lo riproverò!
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Ma il “vitigno nostrano dal pH altissimo” (sic) quale sarebbe? Soprattutto: quanto alto sarebbe questo pH? Si tratta di soda caustica?
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Già, mi sembra proprio di averla già rivista da qualche parte questa recensione di C.C. Ci sono, è qui: http://www.youtube.com/watch?v=UTcDECYRHAg
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” M’ importa una sega che si faccia vino buono, qui bisogna predere i meglio giornalisti, quelli più famosi, ospitarli, dargli da mangiare, da bere, metterli in locali di lusso, aspettare che ne scrivano, affiancare anche solo a parole qualche nome grosso all’azienda e vedrai che si diventa famosi e il vino si vende, un crederai mica che il vino deve per forza esser buono per essere venduto e diventi importante?”
Queste le finissime parole di un amministratore di un’azienda che la sapeva lunga sul modo lineare di come si fà a farsi strada.
Non ho messo e non ha importanza chi sia l’autore delle recensioni e dove siano pubblicate, non è questo quello che interessa, ho preso una a caso fra le tante che capitano.
Conta il linguaggio fumoso e incomprensibile, conta il fatto che alcune aziende blasonate o altre a cui sono affiancati nomi illustri per puro caso, godono di sudditanza psicologica perchè come si fà a parlarne male di chi ovunque miete recensioni e bicchieri o tutti ne parlano bene?
Ci si inventa un pò di fumo preso dai classici o dalle spirali della lingua e tutti felici.
Definire tradizionale un vino che offre un concentrato di legno e dal sapore amabile, è bellina.
PH altissimi, quando forse ci si sbaglia con l’acidità totale, vini sporchi al naso (ridotto?) che producono elettricità… allora si sà come fare a risolvere la crisi energetica: turbine nelle vigne.
Dare a tutti del succoso come fosse una passata di matita sugli occhi di una bella donna, ma che vuol dire?
Definire 100% un vino che solo dal colore farebbe intravedere perplessità?
I legni e i lieviti sono dei migliorativi? O servono solo ad affinare un prodotto di per sè già valente? E i tagli cosa sarebbero, peggiorativi o non fà fino parlarne?
Dare del naif a chi ha scelto di fare vino in maniera seria e per giunta sporcandosi le mani di lavoro e di fatica direttamente è fra l’offensivo ed il ridicolo.
E se uno invece di cantare messa e rendere liturgico un prodotto ne parlasse in maniera spicciola e avesse il coraggio di dire quello che pensa di cosa ha nel bicchiere?
Non si camperebbe meglio tutti con un pò più di semplicità e si o no schietti, ma veri?
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@ Capric
non me la ricordavo la scena con la monaca, mi ricordavo solo quella con il vigile dove arriva il Necchi che ci mette una buona parola prima che porti il Perozzi e il Mascetti in caserma.
Con scappellamento a destra.
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‘Speta, ‘speta, ‘speta…. m’era sfuggita una mega chicca, a proposito dell’etichetta dallo “stile aziendale succoso acido e tannico”. Cito:
“L’enologo ci parla di interessanti macerazioni per molte settimane,fino a che non si crea un equilibrio fra il mosto (estratto) e il liquido (estrattore) in una sorta di simbiosi estrattiva,per cui si creano le migliori condizioni per ottenere,in riduzione,il massimo dal sangiovese.”
Allora. Primo dato: l’enologo di tale azienda sarebbe (a quanto il loro materiale lascia sapere) niente po’ po’ di meno che Giulio Gambelli.
Secondo dato: si discetta di “mosto (estratto)” as opposed to “liquido (estrattore)”. Come se il mosto fosse solido. Come se non fosse una miscela di parte solida in sospensione in un liquido a sua volta soluzione di tante cose, alcune estratte, altre estraenti. Ma lasciamo stare. E la “simbiosi (SIC!) estrattiva”? Che sarebbe? Per arrivare alla parte piu’ terrificante, quella che lascia immaginare fetori di fogna insopportabili: “le migliori condizioni per ottenere, IN RIDUZIONE, il massimo dal sangiovese”! Ma che? Vinificano a tino stoppinato? E mi si vorrebbe far credere, da parte del non nominato recensore, che Giulio Gambelli avrebbe detto una tale filza di cazzate??? Proprio Giulio Gambelli, l’uomo che non teme la volatile un po’ piu’ alta di quanto tanti senzapalle siano in grado di tollerare, purche’ le vinificazioni siano fatte con l’apporto di ossigeno che un rosso come il Chianti richiede? Lui… ridotto (e’ il caso di dire) a testimonial della vinificazione in rosso in condizioni RIDUTTIVE? Ossia della svina che spande puzzi di merda nell’aria? Di tutte le cazzate sentite di recente, questa e’ la piu’ grossa!
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Ovvia, ci siamo! Finalmente si comincia a dare il nome vero a queste recensioni fatte da giornalisti? degustatori?leccaculi? o chiamateli come vi pare.
Continuando di questo passo non solo ci si fa del male, ma per quanto tempo i consumatori più attenti continueranno a berle? Oh, le notizie, mica le bottiglie!
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Ci sono divulgatori seri e altri che fanno da ufficio stampa e propaganda.
Mi sà anche che alla lunga la verità e i nodi vengono sempre al pettine e la gente non ne beve più…. oh, le notizie mica le bottiglie!!
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Per fortuna che alcuni divulgatori seri esistono ancora. Era chiaro che mi riferivo agli altri.
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Fiore, sai mi è venuta in mente una mezza idea di creare una nuova rubrica nel blog intitolandola “Come se fosse antani” o semplicemente “antani” in cui mettere ogni tanto queste perle.
Che ne pensi? Avresti voglia di dar mano, magari segnalando quando ne incroci qualcuna?
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