Alla fine, una breve puntata a Verona, presso il Vinitali sono riuscito a farla nonostante i mal di pancia e la scarsa voglia di partecipare una nuova volta ad una manifestazione che non sento molto mia per vari aspetti.La curiosità e la voglia di vedere un pò di mondo di vino concentrato in un unico spazio, alla fine hanno prevalso, nonostante qualche giorno fa avevo scritto che questa fiera è un pò come il Festival di San Remo, tutti ne parlano, tutti la storcono, ma poi ognuno,in cucina con televisore piccolo, una sbirciata ce la da e poi si addormenta.
Sono andato per fare da guida ad una persona e per valutare il clima e gli umori che ronzavano fra i padiglioni dopo che è scoppiato in tutto il suo clamore il caso Brunello,(aggiornamenti qui) che per rumori e boati, non può che condizionare il nome ed il vanto di questo paese all’estero.
Non ho ricontrato il pienone delle grandi occasioni, ma dal mio punto di vista è stato un bene, meno difficoltà nei movimenti e meno file davanti o ad un piatto di pasta o ai bagni..
Non ho visto tanta preoccupazione, specie nel padiglione toscano, le faccie ed i volti erano stagnati e pregni di buone maniere verso chi si avvicinava al bicchiere, non so se per gentilezza comunque o per non dare soddisfazione ai molti che sono fugacemente passati per tastare l’aria.
In ogni caso, ho come l’impressione che anche questa storia sul Brunello prima con rumorata di uve pugliesi, poi e per fortuna “ridotto” ad uve non consentite dal disciplinare inserite nel vino, si sgonfierà alla svelta e farà più danno a chi ha lanciato la sua notizia facendo il proprio mestiere che a chi ha ammorbidito il sangiovese con uve internazionali.
Molti argomentatori del fianco, hanno preso la palla al balzo (qui) per iniziare una campagna a favore della modifica del disciplinare di produzione con l’inserimento di uve che di fatto sono già inserite in alcune realtà, a sentire quello che dicono giornali e siti a proposito delle indagini.
Pompieri dell’immagine e riformatori del gusto sono sempre pronti a cancellare passione e gusto pur di celebrare la miope necessità del momento: il vendere ora.
Peccato si parli di un vino prestigioso e di prezzo robusto che ha fatto la sua fortuna proprio grazie al sangiovese in purezza ed ai tempi ovvi e naturali che necessita prima che possa essere versato in un bicchiere.
Nel padiglione della Toscana, diversamente dal solito, non ho passato l’intera giornata, anzi al contrario, un rapido passaggio per salutare qualche amico, qualche conoscente e poi via verso altri lidi, più lontani, ma di certo più appassionati per il momento che sto vivendo e per una persona speciale che volteggia sulle mie giornate e sui miei pensieri.In questa breve scorribanda a Verona, non posso fare a meno di scrivere due righe con dedica alle brave e belle sigaraie lucchesi, che in un gazebo basso e angolato, con la loro abilità e manualità, sfornavano sigari toscani uno dietro l’altro, per la gioia di un pubblico ammirato da un prodotto che i nonni tenevano a lato della bocca, un pò come Clint Eastwood nei film di Sergio Leone. Altro prodotto di eccellenza, comunque la si pensi a proposito dei danni del fumo.
Nel padiglione del Piemonte, assaggiato un Roero Bianco dell’ azienda Massucco che merita sicuramente un approfondimento, per ora mi limito solo a dire che era molto, ma molto buono.
Poi, da qualunque parte si guardava si vedeva il brick del Tavernello svettare dall’alto dei suoi molti metri di confezione gigante e la mente è andata allo slogan pubblicitario di questa famosa azienda “Tavernello invita a riflettere”, qui ognuno dei miei pazienti lettori ci metta quel che meglio credo, quel che meglio vuole.
Nel padiglione della Calabria, che non so come mai, ma ho girato e fatto girare in lungo ed in largo, ho incrociato una azienda che avevo conosciuto per caso in una puntata in zona dello Stretto ed è stata una felice riscoperta.
Ho avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con i simpatici proprietari dell’azienda e aggiungere alle perle dei loro prodotti che in parte conoscevo, anche un bel bianco che parla tanto della terra e delle terrazze sul mare della zona dove viene prodotto.
Il vino è il Costa Viola, della casa vinicola Criserà, ne ho già parlato in un post qualche giorno fa, appena rientrato e con in bocca ancora il gusto di mare e salsedine. Veramente buono.
Poi ci sono un paio di chicche che necessitano di essere narrate con dei post in solitaria, per la sfiziosità e per lo sbigottimento che mi hanno generato.
Verona in questo caso, è vino, ma non è esattamente il mio mondo, troppo pieno di lustrini, cravatte, gente che le vigne le vede di sfuggita, personaggi famosi che gironzolano e guardano se sono guardati.
No, il mio mondo è nel vento del silenzio dell’incontro del checchè di un fagiano, dello scrosciare del vino nelle botti, nel vetro si rompe e nelle odi al signore di seguito, se mi riesce questo bene, altrimenti il tutto non ha senso.
Il luogo una volta non poteva essere imprescindibile dalle colline vertinesi, ora mi sa che gli orizzonti si stanno allargando.
“Non ho ricontrato il pienone delle grandi occasioni”. Io ci sono stato Domenica con i corridoi vuoti, però Castelletti presidente della Fiera parla di un 20% in più di presenze. Cioè cazzate , visione gretta delle cose , immobilismo, politica mediocre e poco lungimirante . Poi ci lamentiamo se sofisticafo il vino, cosa cambia dal sofisticare la realtà dei numeri e non pensare invece di rivalutare e riprogrammare la Fiera stessa come farebbe un imprenditore accorto e come non fa un politico mediocre.Saluti
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“il mio mondo è nel vento del silenzio dell’incontro del checchè di un fagiano, dello scrosciare del vino nelle botti, nel vetro si rompe e nelle odi al signore di seguito, se mi riesce questo bene, altrimenti il tutto non ha senso”
…capiranno mai? Bah…incongruenze… Ciao!
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Figurati se non sapevo che saresti andato, il richiamo del vino per te è troppo forte, anche se lo intendi in maniera diversa, o a modo tuo.
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A dire la verità ho sempre pensato che il vino comprato nei supermercati (e anche quello comprato da privati a prezzi modici) sia sofisticato ed allungato con altre sostanze, per cui le notizie di questi giorni non mi hanno per niente stupito, anzi la prima cosa che mi sono detto è stata ” … hanno scoperto l’acqua calda”
Siamo in molti a desiderare in questi tempi le cose naturali e genuine ma mi sembra che ormai sia una chimera trovarle.
In questi giorni si parla molto del successo dei vini siciliani a Vinitalia, ne sai qualcosa tu?
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@ Sergio
per me che lo visito da anni questa edizione del Vinitali mi è parsa fiacca, nel movimento di operatori e anche semplicemente di curiosi e famiglie, anche se quelle ci sono nel fine settimana e tu hai avuto modo di vederle meglio di me.
L’aumento del 20% di presenze, come dice il presidente dell’ente fiera io non l’ho visto e anche gente che conosco e che ha passato i giorni negli stand mi ha confermato la mia impressione.
Non capisco perchè si voglia negare la realtà, comunque non dire sofisticazione dei numeri per favore, è una parola che mi fa venire il prurito e almeno i numeri non fanno male a nessuno se non all’obiettività.
@ Veronica
Io continuo a fare le cose nel mio modo e prendendole non come un lavoro,ma con tanta passione ecc. io in questo mondo ci sento e ci provo determinate cose, se ciò non mi è o non sarà possibile, si cambia senza problemi
@ Claudio
ora non essere così pessimista, non tutti sono dei fregoni e degli allungatori, devi solo saper scegliere e conoscere bene chi ti dà il prodotto, non limitandoti al vaso da cui ti spillano il vino, ma andando più a fono, magari dando un occhio pure alle vigne, e ti assicuro che per chi le sà leggere, vogliono dire molte cose.
Ti dico anche che non so molto di quanto successo a Vinitali per quanto riguarda i vini Siciliani, ma se guardi nel sito della fiera di certo rovi i medagliati.
Comunque, se vuoi un consiglio fidati sempre del tuo naso, non delle impressioni di altri
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Volete il vino “di quello che”? Fatevelo. Comprate l’uva e fatevelo.
Volete bervi il vino senza la rottura di coglioni di farlo? E allora bevetevelo. Zitti.
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Andrea
la sofisticazione dei numeri in una economia liberale sono gravi ( si pensi ad una società quotata in borsa, esiste anche un reato).In una economia assistita come la ns. sono deleteri, perchè permettono al quel Signore di riproppore la stessa pappa anche il prossimo anno tanto qualcuno paga.Il sistema Fiere Italiane è un vergognoso gioco politico tenuto in piedi nella stessa maniera dell’Alitalia e sostenuto dalla più grande ruberia dell’Italia Repubblicana: il “Federalismo” !!
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La vicenda Parmalat insegna che i numeri sono ad uso e consumo di chi li spolvera.
La gente che è stata al Vinitali, non è scema, si vedeva bene che di presenze ce ne erano molte meno, fra visitatori e anche fra espositori.
Giusto ieri sera anche in televisione ho sentito ripetere su un servizio l’aumento di presenze del 20%, anche la nostra informazione dovrebbe controllare i numeri e non riportare pari pari il comunicato di qualche ufficio stampa.
Su sisema fiere non so che dirti, sono un pò all’oscuro, ma è meglio così, ho il sentore di qualche cosa gestita alla solita maniera.
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