Eolo freddo,
penetra fra vie dritte di libertà e mercato,
non mi orizzonto se grecale o maestrale,
odora di te e di mare,
che avvolge e scompiglia
il fascio covone
di capelli dei ’60.
Camminare veloce,
lasciarsi attraversare, contaminare
rimane il frutto dei soffi.
Il vederti di corsa, il vederti sempre
il risultato del bozzolo che formi,
che ti difende.
Alzi lo sguardo,
lineamenti tiepidi
guance limate.
Quanto sei bella,
quanto sei buffa,
sei da stringere,
da ammostare.

