Dopo 19 giorni di macerazione, è il momento di passare alla svinatura.
Nei barili sculati le buccie sono scese sul fondo da qualche giorno, superficialmente c’è solo vino limpido e qualche seme galleggiante.
I profumi che escono da questi barili sono diversi, pare strano per uve simili, di vigne di poco meno di mezzo ettaro, ma è così, l’ultimo riempito dove vi è un’alta percentuale di uve di colorino, è un’altra storia a parte.
Predomina il profumo di frutti di bosco, di giaggiolo, più o meno intensamente, in compenso neanche un filo di odoraccio di ridotto in nessuno.
L’ultimo barile, dove gran parte è colorino, lievi accenni di lampone, ma dal colorino non viene richiesto altro se non quello che si porta nel nome e di non interferire nella copertura olfattiva del sangiovese, del canaiolo e di quella piccola percentuale di uva bianca, niente a che spartire con alicante e simili.
La giornata di ieri, in parte questa mattina, sono state dedicate alla svinatura e alla pulizia degli attrezzi e dei recipienti.
Vi ho assistito nell’insolito ruolo di supervisore e non mi ci sono trovato molto a mio agio, mentre Filippo e Vasco, detto “il Pipa” si muovevano e si davano da fare.
La svinatura è avvenuta senza pompa e utilizzando un torchio manuale degli anni ’60, restaurato per l’occasione.
Dai barili è stato tolto con un tubo e lasciato andare all’aria in una tinozza, il chiaro, immediatamente dopo, a secchi è stato messo in barili di rovere.
Nessuna aggiunta di metabisolfito finchè il vino non avrà svolto la fermentazione malolattica, che non prevedo molto lunga e dispendiosa di calore in cantina.
Quindi, tolto le vinaccie dai barili e messe nel torchio. Dato che erano molto zuppe, hanno prodotto una bella quantità di sgocciolato, che è stato messo in damigiane a decantare per qualche giorno, prima di finire a sua volta nel legno.
Successivamente la torchiatura, soffice, anche perchè con quel torchio è una gran fatica oltre che una scelta, e messo lo stretto in altre damigiane per la decantazione e il successivo travaso nel legno fra qualche giorno.
Annata da ricordare sicuramente, come si prevedeva nell’immediatezza della raccolta.
Colore, e questo mi interessa molto sottolinearlo, leggermente più coperto del solito, per la specificità dell’annata, ma penetrabile alla vista attraverso un bicchiere.
E’ sangiovese!!!!!!
Dimenticavo un particolare importante relativo al vino del 2007, immediatamente dopo la vendemmia, si è deciso di non praticare l’abituale pratica del governo, un pò per la quantità di uva che avevamo a disposizione, un pò per non donare al vino un altro tocco di alcol dato che ve ne era già abbastanza, e abbiamo così deciso di mettere una quantità di uva bianca più alta del solito, dal 3% a poco più del 4%, per conservare la freschezza e la bevibilità caratteristica di questo prodotto.
Fra un paio di anni vedremo se abbiamo avuto ragione.