













A norma di legge, sono scaduti i sessanta giorni di stasi previsti prima della firma del contratto di fronte al notaio – ondaiolo – Coppini, per cui nel giorno della vigilia di Natale il futuro della Villa Chigi Saracini è diventato Pubblico ed è una notizia radiosa che accende queste giornate di festa.
Pareva il sogno di alcuni visionari il destino Pubblico di una villa che è sempre stata avulsa dalla vita del paese, prima come residenza dei Saracini, quella pochina di musica che oltrepassava gli ampi muraglioni di cinta durante i concerti tenuti per l’alta società dal conte Guido Chigi, poi per essere finita nella galassia del Monte dei Paschi dopo la scomparsa del conte senza eredi.
Capitoli di storia passata, mentre la storia presente e futura sarà tutta da scrivere ed è certo che saranno delle belle pagine, ma per illuminare di prestigio e fascino questo luogo bisognerà che si inizi a mettere mano alle cattive abitudini che sono diventate una consuetudine.
Una Villa Chigi capitale della cultura con un contorno di elettrodomestici, materassi, forni e stendini sparsi un po’ in tutto il paese con un’allegoria di macchine lasciate ovunque – più o meno a giornata – nei luoghi più rinomati per il divieto di sosta (passaggio di residenti o ambulanze) non sono un bel biglietto da visita per un paese che si prefigge di produrre partecipazione, allargare gli orizzonti e le menti.
Prima di iniziare a produrre cultura e aprire al pubblico i cancelli della Villa, sarebbe opportuno che la meritoria Amministrazione Comunale parta (educando) dalle piccole cose e progetti di togliere il calcare indurito delle cattive abitudini che si è sedimentato da decenni.