Intervista al cassiere PAM licenziato a Siena

Il mondo gli è crollato senza che lui avesse il tempo di accorgersene. Licenziato in tronco da Pam per aver fallito il «test del carrello» nel punto vendita di Porta Siena.

Con l’azienda che per altro non intende tornare indietro sul suo allontanamento, così come su quelli degli altri lavoratori coinvolti nella stessa pratica tra Livorno e Roma.

Beffa nella beffa per Fabio Giomi, 62enne di Poggibonsi, costretto a convivere con le paure del momento e con un clamore mediatico inaspettato.

Fabio come si sente dopo la mancata retromarcia da parte di Pam?


«Fino all’ultimo ho sperato che potessero cambiare idea e che si potesse aprire uno spazio di riconciliazione. Quindi la delusione è grande ma in un certo senso c’era da aspettarselo».

Da quando tempo lavorava in azienda?


«Dal 2012. Prima era interinale come addetto agli scaffali. Poi poco dopo sono stato assunto e spostato alle casse».

La causa del suo licenziamento viene ravvisata nel «test del carrello» fallito. Siete addestrati per queste prove?


«No, io non ho mai avuto contezza che si potessero fare questi test. Anzi, non ne ha avevo mai sentito parlare».

Eppure uno lo aveva superato.


«Si, era accaduto qualche mese prima. Però non era complicato come quello che mi hanno fatto, con gli articoli nascosti dentro le casse della birra».

Quando è accaduto l’episodio incriminato?


«Tra fine settembre e l’inizio di ottobre»

Gli hanno contestato subito l’errore?


«Si, hanno rotto le scatole di birra e dentro erano nascosti rossetti, matite per gli occhi, per le labbra, lacci per capelli. Tutte cose molto piccole».

Poi cosa è successo?


«Il 13 ottobre è arrivata la contestazione e il 28 la lettera di licenziamento».

L’intervista completa di Aldo Tani su CorriereFiorentino.it

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