







Quando ettari di tavolini invadono i centri storici si ha la sensazione che quanto di bello è stato fatto e messo insieme dai nostri (lontani) antenati, abbia il solo scopo di fare da “splendida cornice” a ossibuchi e aperitivi da consumarsi apparecchiati nelle strade.
Il turismo è un industria pesante e come tale lascia una scia di scorie nella vita sociale, ed è fra le cause dello svuotamento abitativo dei residenti o porta alla fuga di essi per eccesso di caos.
Per acchiappare il turismo super benestante si è inziato da tempo a pensare a forme attrattive un po’ sopra le righe come i voli di linea per pochissimi eletti su scali aerei finanziati pubblicamente – e caramente – il ruolo dei furgoni (sempre più invasivi) atti al rilascio dei villeggianti fin nel piatto dell’osteria prescelta, centri benessere e bollcine sparse fra centro e campagna: il movimento umano destinato a essere un bene di consumo e meno di conoscenza.
La fruizione di uno spazio pubblico per ammirare un palazzo, uno scorcio, un punto di vista, è una possibilità in via di estinzione, come lo spazio pedonale in tante strade.
Pare che il futuro sia l’industria pesante… dannatamente pesante.