
Si ha sempre una furia indiavolata che induce alla perdizione su quale sia il sapore della vita e delle piccole cose che danno un senso al tutto.
In offerta speciale su qualsiasi banco si arraffa quel che c’è, non tenendo conto che il caffè nasce e viene tostato in grani e poi all’occorrenza viene macinato a grana diversa per i modi di infusione più svariati, tralasciando di citare la deriva di cialde e capsule che fanno di una polvere usata (buona per i fiori) uno scarto a carissimo prezzo da gettare nell’indifferenziato.
Aprire l’otturatore, saturare di chicchi di caffè, girare la manovella e quando smette di sgranellare aprire il cassettino sottostante dove si trova il caffè macinato.
A questo punto neanche il distillatore dell’ Omino con i baffi, ma direttamente in quella che per tanti anni è stata la caffettiera che al bollire dell’acqua andava rigirata per permettere all’acqua di drenare colore e sentore del caffè.
Serve più tempo, ma in campagna, quando il brillare del primo sole asciuga le lacrime notturne su Vertine, ha senso navigare su questo barlume di piccolo mondo antico.