







Originario della millenaria Pieve di Santa Maria Novella nei pressi di Radda (oggi denominata Pieve Aldina, per quella ignorantesca consuetudine di voler cambiare nome ai luoghi da parte di chi arriva) è di fatto uno dei più aggiornati conoscitori e cultori degli strumenti che hanno permesso (nei secoli) all’uomo di gestire i lavori di campagna e di costruire con ingegno e arguzia, tutta quella magnificenza di poderi, ville, fattorie e di costruire pazientemente gli edifici che compongono i centri storici delle nostre città.
Ferro, legno, osservazione, uso delle mani e dell’intelletto, per mettere a punto tutta una serie geniale di utensili efficaci che allieviano la fatica e portano a frutto la terra, il grano, l’uva e tutta la magnifica ediliza, prima che arrivassero i geometri vispi.
Non di poco conto è la piccola pubblicazione – che Paolo tiene in disparte e mostra solo a chi parla una certa lingua pratica – di inizio Novecento che spiega la Toscana e i suoi aspri territori diversi attraverso una forgiatura diversa dele roncole e pennate per i lavori nei boschi.
Commoventi gli acciarini dei carbonai, tenerissimo il piccolo falcino per cogliere l’uva delle viti maritate con i loppi (aceri).