La bellezza della strada di Vignano

Sulla destra – il sole radente del tramonto – delinea il profilo di mattoni rossi incandescenti di Siena e della Torre del Mangia e riflette nel chiarore marmoreo della torre campanaria del Duomo.
Sembra impossibile – dopo uuna serie di curve e controcurve – quanto la città sia vicina e nel silenzio si sentono distintamente i suoni dei tamburi, provenienti – probabilmente – dai giradini del Bruco.
Bella la strada di Vignano, con la chiesa di Sant’Agnese rivolta agli ulivi e lo sguardo proteso verso le mura arrossate dal tramonto.
La campagna verdissima fra gli ulivi, meno fra le vigne, come vicino a Santa Regina, dove lsotto le viti l”erba prende lo stesso colore di un cancello mostruoso e inutile di cortain messo a parare il nulla e l’orizzonte e non si capisce se il cancello sia color diserbante o la vigna color cancello.
C’è una pergola regolata da antichi pali lavorati di ferro, di una sempilicità ma di un gusto raffinato, come l’abilità artiginale di chi li ha coniati chissà quanto tempo fa.
Ci si incanta a vedere il castello metallico che sorregge le viti e le prime gemme che spuntano, come ci si incanta a vedere la parete di glicine posta davanti a un edificio ad archi, o l’orto da cui spunta l’albero di Giuda o la buca di marmo nella parete” Posta per la Colonia”.
La seduta semicircolare di mattoni sotto il cipresso secolare sembra un piccolo auditorium, con davanti un ingresso singolare verso un oliveto che non vede forbici da anni.

Un arco quatro sfere di abbellimento e un singolare cipresso (secco) nato sopra che ha avuto vita breve, ma è rimasto a simboleggiare una splendida strada di campagna dove arriva il suono dei tamburi di Siena, quando l’inverno è finito e la campagna e la città si risvegliano.

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