
Tiepida era quella notte in attesa che si riempisse la culla figlia della chimera aretina.
Neanche tanto sorpresa, uno sguardo al mondo e un urlo per manifestare la propria presenza di grano maturo nei capelli, ma subito ti acquietasti e ti mettesti a osservare.
Osservazione dei tanti treni passati e mai presi, osservazione di uno splendido bocciolo di spiga che prendeva forma e cresceva fra onde tirreniche e sirene danesi.
Camminare prendendosi cura del prossimo, proteggere un nano dei boschi nel crescere, guardare la linea del mare che ti scuriva la pelle mettendo in risalto il ghiaccio degli occhi e il bollire cardiologico sotto le costole, bel furibondo sole che attraversa si, sempre, Porta Crucifera.