
Dopo la Duna, la Regata e la Palio, la demolizione dell’Alfa Romeo, della Lancia e della Bianchi e con tutti i fondi pubblici ricevuti piò o meno in dono, si sarebbe dovuto pretendere la riconversione degli stabilimenti automobilistici verso un settore in cui la FIAT primeggiava e i suoi modelli (anche i più datati) erano e sono ricercatissimi da agricoltori e appassionati.
Dalle berline sono passati alla produzione del “Vorrei ma non posso”, auto pretenziose – care – che virano verso il borghese piccolo – piccolo per dargli un tono.
I trattori erano il vero settore dove la FIAT primeggiava e dove avrebbe continuato ad avere un grande successo se avesse mantenuto la tradizione di affidabilità, robustezza, semplicità e facilità nel reperimento dei pezzi di ricambio come nelle serie rosse e arancioni.
Dopo aver fatto diventare la spartana Panda in una damina con la trina, meglio non rivangare un passato fatto di Giulia, Alfetta, Giulietta o la mitica Alfa Sud di Pasquale Ametrano…