Vento gelido al castello di Meleto

Una volta era un castello ora è un “wine resort”, ma i villeggianti non dormono nelle botti poste nelle antichissime cantine dei sotterranei o nella rimessa (sul lato nord) del delizioso calesse che era al servizio dei signori del castello.
Di notte e visto da lontano un vecchio stradello (incatramato in tempi recenti) che conduce alla Casanuova, acceca le tenebre per intensità di luce.
Un vento gelido d’autunno fende le assi stinte del panchinone, la natura morta del giardino che era un orto florido, le stanze sopra all’ingresso del maniero da cui dopo decenni veniva calata un preziosissimo vinsanto.
Silente anche il frantoio (le cui macine in pietra sono finite all’ingresso di una vigna) dove era un formicaio di persone per far giungere l’olio dal separatore.
Vento gelido d’autunno, con il fantasma di Bruciapassere del Molinlungo che non trova pace, le enormi piscine chiuse, come la strada con il masso piantato in mezzo che portava a Rietine, con il vento che sbatte sulle scarpe delle mura e trova asilo e conforto fra i ruderi di San Piero.

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