C’è un accadimento strano che si nota quasi subito entrando nell’aggettivamente incantato Duomo di Siena: nella cornice che separa le tarsie di Ermete Trismegisto e la Lupa senese con i simboli delle città amiche.
Una gobba sul sacro suolo del pavimento (aperto varie volte l’anno alle visite da privata industria culturale) facilmente visibile a occhio e facilmente riscontrabile a piede.
Senza essere padroni dell’architettura, del marmo o della muratura, non è difficilmente ascrivibile il problema del forte rialzo sull’impiantito denominato “gobba” a qualche problema di origine umida.
Ma andando a frugare nelle antiche scritture, una volta dal portone principale del Duomo filtrava acqua sul pavimento che andava a finire in un pozzo, o più propriamente in una cisterna scavata nel tufo, le cui pareti – gonfiandosi per l’umido – rialzano il marmo come fosse burro.
Allo stato attuale è un problema di non difficile soluzione abbassare la gobba sul pavimento tanto prezioso (e pubblicizzato) del Duomo di Siena.